Rullo di tamburi, il campionato cadetto sta tornando nella quotidianità degli appassionati. In campo i calciatori, mentre, costretti sulle poltrone di casa, riuniti ad un tavolino da bar, su un divano tra amici, causa Covid-19, ci sono anche loro, i supporters, ovvero, il motore portante dello sport per eccellenza, il movente economico del settore calcistico. Senza i suddetti, ogni “Patron”, avrebbe ancor meno interessi, meno appetito nei riguardi della società nella quale occupa una posizione di vertice. Sono loro il vero cuore pulsante delle squadre di calcio: gli ultrà, i tifosi, gli spettatori, individui dietro cui, non si cela semplicemente il piacere di una “buona visione”, ma dentro cui regna e ribolle un amore che non può essere contenuto in uno schermo televisivo, non può essere raccontato, bensì, solo vissuto per poterne carpire il significato più profondo.
Quella dei tifosi è una categoria troppe volte oltraggiata e sminuita da chi, credendosi buon burattinaio, tende, spesso, a voler manipolare pensieri, parole, azioni, sentimenti di un pubblico che è un organo di vitale importanza per qualsivoglia squadra calcistica che si rispetti.
In quel di Salerno, ormai, da troppo tempo, regna un malcontento che si sta estendendo a macchia d’olio, abbracciando sempre più supporters, saltellando da una generazione all’altra, scoraggiando, allontanando, deludendo. L’acqua che viene dispensata ai tifosi dell’ippocampo non toglie sete, anzi, sta alimentando un’arsura di cui il popolo legato al cavalluccio vuole liberarsi, cercando di eliminare il marcio che sta camuffando, oltre modo, la vera essenza, la reale bellezza della Bersagliera.
Ormai, siamo agli albori del fischio iniziale, ecco che, riapre il sipario anche in casa Salernitana, ma, in che termini? Con quali criteri? Quali aspettative? Quale organizzazione? Con quali pedine che possano infiammare nuovamente la piazza dai colori Granata?
Gioia, entusiasmo, delusione, attesa, speranza, rabbia, trepidazione, istintività, razionalità, un cocktail che non è facile da buttar giù, un bicchiere pieno di sensazioni forti che sortirebbe in chiunque uno stato di confusione.
L’esordio nel Principe degli stadi, è da sempre stato un evento di straordinaria rilevanza per il pubblico salernitano e, contro la neo promossa Reggina, assente da sei anni nel panorama calcistico di serie B, la Salernitana sarà chiamata ad una prestazione di capitale importanza, volta a smussare e limare l’aura di negatività che le aleggia attorno.
Responsabilità, questa è la parola chiave, questo è il “dress code” che oltre alle giacche e alle camicie dei Co-Patron, aldilà delle casacche da gioco degli atleti, tutti i membri della società dovranno indossare, per alleggerire il fardello che grava sulle loro spalle, per ottenere nuovamente credibilità in quel di Salerno.
Manca poco ed il quadro, di cui si conosce solo la cornice, sarà svelato, non ci resta che provare ad avere fiducia nel futuro che verrà, auspicandoci un buon inizio. Da tifosi innamorati della Salernitana, è doveroso continuare a far sentire con impeto la giusta presenza, la forte pressione alla società, non cessando di rammentare loro che, il dodicesimo uomo in campo è indubbiamente il pubblico, ma i “restanti” undici devono essere scelti in modo tale che possa esistere un sano e concreto progetto ed una lungimirante programmazione, da adesso in poi, nella grande piazza salernitana.