I miei lettori abituali sanno che ho una grande passione per il cinema. Oggi ho rivisto “Gli intoccabili”, un autentico capolavoro. Ho studiato la mimica di Robert De Niro, sono rimasto folgorato dalla recitazione di Kevin Costner, ho ancora una volta ammirato la grandezza di Sean Connery.
Gli intoccabili è uno di quei film che andrebbe studiato a scuola. È la drammatizzazione della vita quotidiana, della lotta tra il bene e il malaffare. È un continuo susseguirsi di colpi di scena, la scoperta di una clamorosa rete di insospettabili costruita per sostenere la costante ascesa di Al Capone.
Il potere ti fa sentire imbattibile, è innegabile. Più cresce tra le tue mani e più pensi di poter ottenere qualsiasi cosa. Al punto da accecare chi lo usa in modo sfacciato.
Il potere, ad esempio, ti porta a cercare di imbavagliare chi non la pensa come te.
Il potere ti porta a sedere dietro una cattedra e a stilare un elenco di cose – secondo te – giuste e sbagliate, da dire e da non dire.
Il potere ti porta a combattere una guerra ideologica – ed “oligonumerica” – sempre più spietata sorretto dalla forza effimera di una censura violenta, che riduce sempre più gli interlocutori ed azzera la pluralità del dibattito.
Il potere ti fa sentire onnipotente. Ma non è così, è bene farsene una ragione.
Perché esistono gli intoccabili, gli incorruttibili. Quelli che, come Costner ci ricorda in una scena passata alla storia, non smetteranno mai “di lottare finché l’incontro non è finito”.
E un giorno noi, forse, saremo solo “chiacchiere e taccuino”. Ma resteremo intoccabili.