BELEC 8: Psicoterapeutico. Vederlo giocare è un’iniezione di fiducia per chi, come me, è abbastanza insicuro nei propri mezzi. Se lui è riuscito a diventare titolare in Serie B, in un domani neanche troppo lontano, posso aspirare al Nobel per la Letteratura o, quantomeno, posso sperare in un incontro galante con Sabrina Ferilli o Natalia Estrada che mi fanno cadere malato a me (tengo i gusti retrò, cosa andate trovando?).
CASASOLA 6: Meno propositivo rispetto alla prima partita ma porta comunque a casa la sufficienza. Il cane della prateria agli ordini di Castori compie un grandissimo intervento nel finale, si sostituisce a Belec neutralizzando con l’avambraccio una conclusione ravvicinata dei clivensi. Al 93’ gambizza Obi all’interno dell’area granata ma il Sig. Massimi della sez. di Termoli giudica il rigore alla stregua della sua regione di provenienza, inesistente.
AYA 6: Gara maschia, con qualche sbavatura che – volenti o nolenti – fa parte del repertorio. Al 17’, nonostante la proverbiale irruenza fisica, si fa spostare con troppa facilità da Garritano. In proporzione è come se Rita Pavone desse una spallata a Gerry Scotti facendolo schiattare a faccia nderra.
GYOMBER 6.5: Il migliore del pacchetto arretrato granata, insuperabile nel gioco aereo. Al 71’ con una volèe di sinistro sfiora l’incrocio dei pali alla sinistra di Seculin. Nel finale è preda di un comprensibilissimo nervosismo allorquando Agostinelli (chissà chi ce l’ha messo a Raisport), per la quattordicesima volta, sbaglia a pronunciare il suo nome.
LOPEZ 6,5: Molto più concentrato e solido rispetto alla prima uscita ufficiale. Intorno alla metà del primo tempo si becca con Mogos. Il terzino rumeno non è d’accordo con la teoria del giusnaturalismo di Hobbes e considera il Leviatano carta straccia, il difensore uruguagio si adira, lo redarguisce e va a finire a mani in faccia.
KUPISZ 5: Notevoli passi indietro rispetto all’esordio, il pendolino polacco corre a vacante e si stringe troppo lasciando scoperta la corsia di destra. Parziale giustificazione l’incomunicabilità con Castori, il ragazzo non riesce a capire se il trainer di Tolentino lo richiama o è, più semplicemente, lo sbiascicare a mezza bocca dettato da una digestione più burrascosa del previsto. (CURCIO 9.5) Pochi minuti in campo e neanche un pallone toccato. Il motivo di un voto così alto? Boh, così mi dice la capa.
SCHIAVONE 5: Tengo uno zio che abita dalle parti di Capezzano, lo chiamano Gerardo ‘o “uallarus”, quando il martedì pomeriggio scende in piazzetta per giocare al bancolotto è molto più svelto e dinamico di lui. (CAPEZZI 6.5): Entra molto bene in partita, tempestivo nei raddoppi, un suo inserimento stampa il palo alla sinistra di Seculin. Ad onor del vero, fare bella figura nei confronti di Schiavone è come presentarsi alla mensa dei poveri col cartoccio di Charlot e la Peroni Gran Riserva sotto il braccio: facile.
DI TACCHIO 5: Lo sapete come fa quel detto? “Chi spart av a peggia parte”. Bene, il centrocampista granata corre a dividere Mogos e Lopez ma fa la fine di Gigi il Bullo (caratterizzazione del bulletto romano interpretata da un sontuoso Alvaro Vitali negli anni ’80), tanta prosopopea per poi finire col fiasco a terra, curnut e mazziat.
CICERELLI 5.5: Due recuperi per far rifiatare la squadra e nulla più. Esce prima dalla contesa non per stanchezza, né tantomeno per scelta tecnica. Semplicemente perché gli era arrivata una notifica su Instagram a fine primo tempo e doveva andare a controllare se era quella ciaccarella che diceva lui. (VESELI 5.5): Poco e nulla, tre rinvii sbilenchi e quel tuppo fra i capelli che, da anni, tenta il suicidio mentre lui dorme.
TUTINO 7: Ha spunto, tecnica e talento cristallino. Tutto sommato sembra il guardiano dello scasso a Pagliarone: legge le poesie di Majakovskij, ha un discreto successo con le donne ed è pure campione di scacchi. Si, ok. Ma sempre nda nu scasso sta. (LOMBARDI 6): Entra sul campo che lo vide infortunarsi a febbraio scorso ed esce miracolosamente sulle sue gambe, tanto basta a guadagnarsi la sufficienza.
DJURIC 7.5: Sbaglia un controllo abbastanza elementare e, dal fondo del circoletto, sento esclamare: ”Puozz perd i recchie”. Un’entrataccia di Rigione, intorno al 60’, rende quasi realtà quella mezza sentenza bofonchiata fra un caffè con la sambuca e 12 Muratti morbide di contrabbando. Milan si fa fasciare e se ne frega, la sua capocciata vale i tre punti al Bentegodi. (GONDO 6): Entra, gestisce un paio di palloni senza accocchiare nulla di concreto ma gli vogliamo bene lo stesso.
CASTORI 6: Ve lo ricordate il fatto di Balto, il cartone animato del cane che porta le medicine alla bambina che sta per arrecettarsi? “Non è cane, non è lupo, sa soltanto quello che non è”. Lui, dato l’outfit mostrato in quel di Verona, invece: “Non è benzinaio, non è parcheggiatore abusivo, sa soltanto quello che non è”.