Sono le emozioni il motore dell’esistenza umana. Positive o negative che possano essere, queste ci inducono a sentirci vivi, consapevoli e protagonisti della nostra quotidianità.
Non arrivano con preavviso, si manifestano istintivamente, senza un totale self-control da parte di chi le prova.
Spesso la nostra razionalità vorrebbe prevalere sulla sfera emotiva, preferirebbe avere sempre una lettura chiara, scorrevole e cristallina degli attimi presenti e futuri che affronta e che dovrà vivere. È una pretesa, quella della ragione, decisamente ambiziosa e poco realizzabile, soprattutto quando ami qualcuno o qualcosa.
L’amore è un sentimento così articolato e variegato che non lo si può spiegare, ma solamente vivere. Da questa descrizione mi viene in mente “Lei”: la Salernitana.
Lei è amore, è passione, è agitazione, è rabbia… Rientra nella scaletta delle priorità di tante persone che non si sono interrogate oltre modo sul “perché” provassero un sentimento tanto forte quanto complicato nei suoi riguardi.
Come qualsivoglia relazione che si rispetti, a prescindere dalla sua natura, anche il rapporto con la Salernitana ha presentato e continua a mostrare tante difficoltà che rendono, spesso, irta di ostacoli la convivenza con questo sentimento.
Ogni rapporto necessita di essere coltivato, alimentato, deve vivere di reciprocità. Vero è che in una love story nulla si chiede e nulla si pretende. Non è naturale elemosinare attenzioni, chiedere qualcosa che non possa già essere concesso spontaneamente. Ecco che, quando più di qualche tassello fondamentale viene meno, qualcosa rischia di rompersi. Quando l’ingranaggio cessa di funzionare, la bellezza di quel qualcosa tende a sfiorire. Può essere ammissibile commettere di rado passi falsi, la perfezione non ci appartiene e se non sbagliassimo e ci comportassimo sempre correttamente, sarebbe più complicato crescere e migliorarsi, è il confronto con ciò che è diverso da noi che ci migliora. Perseverare nell’errore, invece, può rendere irrimediabile il ripristino di qualsivoglia rapporto.
Questo limite lo sta raggiungendo la società che, attualmente, tiene prigioniera la nostra Bersagliera. Per i ripetuti sbagli commessi, sta creando un divario sempre più ampio tra la tifoseria e la squadra. Sta appannando la bellezza che un tempo avvolgeva la purezza del sentimento che si è sempre nutrito per la Salernitana.
Un allontanamento graduale, quello dalle sane abitudini sportive, che sta affievolendo la fiamma che bruciava in ogni sostenitore dell’ippocampo, fino a farla diventare, nella peggiore delle ipotesi, cenere. Nei supporters, però, oggi più che mai, si sta risvegliando un senso di rivalsa. La ricerca di trasparenza che dia nuovamente valore al senso di appartenenza. E’ forte la voglia di ritornare ad ardere d’amore. È indispensabile ridestare la passione che è semi dormiente dentro ogni supporter. Non ci si deve più accontentare della brace, questa fa solo fumo, fumo che offusca la vista, fumo che intossica l’animo. A gran richiesta si vuole riaccendere una fiamma vigorosa, una fiamma che riscaldi nuovamente gli animi. Perché il fuoco quando diventa fiamma, non fa più fumo e quando il fumo cessa di esserci, tutto diventa più nitido, più bello da vivere e da vedere.