Editoriale

Il fieto del miccio

Tempo di lettura: 2 minuti
di Ciro Romano

l’esilio che m’è dato, onor mi tegno:
ché, se giudizio o forza di destino
vuol pur che il mondo versi
i bianchi fiori in persi,
cader co’ buoni è pur di lode degno

Janis Joplin – Get it while you can

S’era appiattolato sott’a quel palazzo tanto antico. Rodriguez Lòs Deriòs, Grande di Spagna, s’era accorto che sua moglie lo tradiva: sorprese gli amanti, li fece murare vivi nella stessa stanza dove avevano fatto la schifezza.

Aveva sentito il fieto del miccio.

Hanno sentito il fieto del miccio pure Loro, chè a Salerno il sussulto c’è stato. Hanno sentito il fieto del miccio ed hanno fatto la squadra buona. Buona per provare a farci star zitti.

Per l’amordiddio, chi scrive non è amico di Fabiani, unico professore di calcio possibile sul territorio. Non avendo goduto delle di lui lezioni private, non sono in grado di giudicare l’organico.

Non dirò pertanto che davanti, ad occhio e croce, siamo i migliori del campionato o giù di lì.

Eviterò di soffermarmi sul centrocampo, che al di là di Dziczek in rampa di lancio non mi pare un granché.

Lascerò proprio perdere la difesa, scientificamente scarsa come sempre, dei nuovi innesti nella quale nessuno pare meglio della talpa Migliorini. Glisserò.

Mi limiterò a far spallucce, ragionando ad alta voce su Castori: se mette le filovie davanti alla porta, con questo organico i punti li farà.

È una squadra, quest’anno, tarata per entrare nei play off. Se siano play off a perdere non è domanda che ci si dovrebbe porre. Ché la strada, lunga ed impervia, che conduce alla Liberazione dovrebbe, deve prescindere da calciatori, schemi e soprattutto risultati.

Sarà che sono poco avvezzo al social, ma non ho letto d’entusiasmo per la squadra né d’esortazioni a scordarci del Problema. Sarebbe stato, a mio avviso, un elegante esercizio di stupidità.

Orbene, la libertà è un valore in cui credo: a nessuno può esser negato il diritto d’esser stupido. Se non fosse che qui ed ora la stupidità dei pochi danneggerebbe i molti: ch’è di quella stupidità che s’è nutrito chi così ci ha ridotto.

E poi, diamine, nessuna battaglia può prescindere dalla coerenza. Se c’è cosa che detesto più della multiproprietà sono gli Osanna a settembre che diventano Crucifige a maggio. La storia parla, si finisce col non avere una Terra. Promessa un corno, esuli come il cuore di chi ha scelto di non piegarsi. Ed è una croce.

Chi è nato nell’Inferno della Serie C, attraversi il Purgatorio a testa alta. Non so da quale spelonca sbucherà: so che sarà il primo a riveder le stelle.

Ciro Romano – editorialista per “Le bombe di Vlad”

Redazione

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