Editoriale

Le memorie di Adriano e le confessioni di Dziczek. Il primato a tavolino e la domanda di sempre…

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Il primo maggio 1994 la Salernitana di Delio Rossi vinceva a Nola, blindando la sua posizione nella griglia playoff del campionato di serie C. Poche settimane dopo, Breda e soci avrebbero sconfitto in finale la Juve Stabia conquistando la serie B. Sempre quella domenica di maggio, ad Imola, periva in seguito ad un incidente con la sua Williams Ayrton Senna. E sempre quel primo maggio Massimiliano Esposito realizzava un gol determinante per la salvezza della Reggiana.

La squadra di Pippo Marchioro batteva il Milan di Capello, già campione d’Italia, scavalcando il Piacenza, condannato alla retrocessione dall’inatteso (?) blitz dei granata in casa di Maldini e compagni. Cinque anni dopo il Milan si sarebbe laureato di nuovo campione d’Italia, ma questa volta il Piacenza si sarebbe salvato con un po’ di anticipo, lasciando al Perugia ed alla Salernitana il brivido di una salvezza da conquistare in novanta minuti. Gli ultimi.

Adriano Galliani ricorderà bene come si svolsero i fatti nell’un caso e nell’altro. Nel secondo, in particolare, dall’incrocio tra lotta scudetto e salvezza uscì beffata la Salernitana. La storia è nota e non ha bisogno di essere rispolverata per l’occasione.

Ecco perchè le parole del dirigente del Monza nella settimana che precedeva la gara tra la Salernitana e la Reggiana sono sembrate inopportune. Se i club cadetti hanno sottoscritto un regolamento, non si capisce perchè lo stesso debba essere messo in discussione alla prima occasione utile.

Il Monza era stato colpito prima della Reggiana dall’epidemia da covid- 19 e si è adeguato alle regole, chiedendo il rinvio di una partita e scendendo in campo in quella successiva. La Reggiana farà valere le sue ragioni nelle sedi deputate, ma non ha bisogno di essere affiancata da questo o quel club nella sua rivendicazione.

Che dietro le parole di Galliani e i duri sfoghi dei dirigenti della Reggiana si celi la volontà di colpire Claudio Lotito, considerato da molti il dirigente attualmente più potente del calcio italiano, è un sospetto fin troppo facile da coltivare.

Di certo, considerando che sono più che mai aperte le partite relative ai diritti tv ed al futuro presidente della Figc, immaginare che si stiano delineando dei blocchi e delle alleanze non è fantapolitica calcistica.

Non è fantacalcio, invece, il desiderio di Patryck Dziczek di raggiungere i suoi ex compagni Akpa Akpro e Kiyine alla Lazio. Il centrocampista polacco lo ha confidato candidamente ad una testata del suo paese.

Non siamo più sorpresi da dichiarazioni di tale portata, ma continuiamo a chiederci se la Salernitana sia al corrente dei pensieri e dei desideri dei suoi tesserati e se questo rapporto subalterno con la Lazio debba essere accettato senza colpo ferire dai tifosi che, con la squadra momentaneamente in testa al campionato (domani arriverà la decisione del giudice sportivo che assegnerà la vittoria a tavolino ai granata per la defezione della Reggiana in occasione della gara di sabato scorso), continuano a tormentarsi e a chiedersi se e quando ci sarà spazio per sognare la serie A come Dziczek.

L’attualità ci offre una vigilia non troppo lunga del prossimo turno di campionato. La Salernitana giocherà d’anticipo, venerdì sera, a Ferrara e metterà in palio primato ed imbattibilità stagione al cospetto della Spal di Marino. Un esame da grande con licenza, si spera, di sognare.

Redazione

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