Non ci stavano cazzi.
Quando vedevo “Football Please” (per chi è giovane fu il programma di Michele Plastino dove mostrava le partite più interessanti in Inghilterra) volevo il religioso silenzio. Poi mentre faceva vedere il rigore dell’Aston Villa o un goal del West Ham mia madre passava davanti alla tv.
(Io ho passato la mia adolescenza ad aspettare interi tg di Telecolore solo per vedere il servizio della Salernitana e mia madre coglieva l’occasione per oscurare il video mentre facevano vedere i goal e all’epoca mica ci stavano i collegamenti via satellite o 120 repliche del tg. Se lo perdevi erano cazzi!).
Rimanevo ipnotizzato: dai campi pieni di fango, dal pallone Mitre bianco, dai tifosi attaccati al terreno di gioco, dalle capigliature dei giocatori, dalle inquadrature dei signori di una certa età che seguivano la partita con un bicchiere di brodo di pollo caldo. (Si, è sempre stata una tradizione bere brodo di pollo durante le partite in Inghilterra). Ma su tutte io ero affascinato dalle magliette.
Si, le divise dell’Admiral esercitavano un fascino irresistibile.
Ho avuto la fortuna in questi giorni di vedere “Get Shirty” la storia dell Admiral.
Ovvero di come una fabbrica di mutande da donna di Newcastle ha cambiato il mondo del calcio.
Tutto per una coincidenza: i due direttori della fabbrica si ritrovarono a vedere un allenamento del Leeds, fermarono Don Revie e chiesero se potevano fare una maglietta di gioco con il loro logo. Lui disse di cucire solo la divisa da trasferta.
Una cosa così:
Il Leeds (si, quello brutto e cattivo del libro “Il maledetto utd”) comincia a vincere con quella maglietta, la gente impazzisce per quella particolare tonalità di giallo al punto che tutti iniziano a volerla. Poi Don Revie, che era scaramantico ma non fesso, fece disegnare anche la prima maglia (mica per la gloria, per soldi). Non per i tifosi (all’epoca mettersi la replica delle magliette era da sfigati) ma per i ragazzini. Tutti cominciarono tutti a volere il kit.
Quei due pazzi visionari decisero allora di assumere una giovane designer che si era appena diplomata, che non aveva mai visto una partita di calcio e che amava il glam rock.
Insomma finirono a produrre questi kit:
Da lì il boom.
Tutti cominciarono a chiedere le tute e i bomber.
Erano avanti anni luce (misero per primi i nomi sulle tute).
Erano avanti nelle campagne pubblicitarie, e nel marketing: cominciarono ad ingaggiare i primi testimonial (che oggi quelli che tengono la lingua nel pulito li chiamano Brand ambassador).
Si ritrovarono ad avere un mega spot in diretta tv Southampton- Man utd (finale di FA Cup che fu chiamata la partita dell’ ammiraglio).
E l’ascesa fu inarrestabile: cominciarono a disegnare le magliette per la nazionale inglese e fu creata quella che secondo Four four two è tra le prime 10 magliette più belle della storia del calcio (no, la permanente non era inclusa nel kit).
E poi, come spesso accade, i sogni spesso finiscono con uno schianto.
La concorrenza delle altre aziende, la manodopera a basso costo e altri profitti fatti nel sud est asiatico, investimenti sbagliati e soprattutto la scure di Maggie Thatcher che si abbatté sulle lavoratrici che passarono dal taglio e piega gratis dal parrucchiere, per le più produttive, al sussidio di disoccupazione.
Cercarono di sollevarsi con altri proprietari con tentativi quasi patetici durante il mondiale di Spagna ma ormai il sogno era svanito.
Si, erano tempi pioneristici, tempi in cui i giocatori potevano scendere in campo con due scarpe di due marche diverse (perché qualcuno aveva preso i soldi sia dalla Gola che dall’ Adidas) come Stan Bowles nella famosa Italia Inghilterra 2 a 0 (partita che non fu trasmessa in diretta per volere dell’ allora Presidente del Consiglio).
Ah si, mica erano poi tutte belle e fashion le magliette dell’ Admiral.
Tutta l’Inghilterra ride ancora per questa divisa del Coventry. Color cioccolato con il calzino giallo. Ora vale sul mercato una fortuna. Che poi, diciamoci la verità, rispetto a maglie che vediamo oggi zebrate e camouflaggiate, queste al confronto erano uno smoking di Valentino.
Quando vedrete delle facce da delinquenti e dei baffi così:
Sappiate che state vedendo un pezzo di storia.
E la storia non va calpestata. Al limite stirata e piegata.
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