Il campionato di calcio si concede una lunga pausa, date le partite di qualificazione per gli europei, ma, l’operosità dei polpastrelli al contatto con la tastiera ed il viso irradiato di luce del computer, non cessano e non si snelliscono.
Immancabile, come ogni domenica, si propone agli schermi dei nostri lettori: “lo spunto” culinario, il suggerimento gastronomico. La proposta di un piatto che, si presenta agli occhi dei nostri appassionati, vestito a festa, arricchito di storia ed intriso di tradizione. Farsi conoscere nella propria totalità, in tutte le espressioni, affinché ci si possa far scegliere, oppure no, con più consapevolezza e semplicità.
Quest’oggi vi racconterò le origini del CROCCHE’ DI PATATE.
Il crocchè prende vita da quello che è uno degli alimenti più antichi ed utilizzati nella storia dell’uomo, ovvero, il tubero. Partendo dal principio, la migrazione intercontinentale di questo prodotto scoperto in America meridionale nel lontano ‘500, iniziò il suo viaggio e la sua fama, all’interno delle stive delle navi da guerra che, dopo turbolenti navigazioni, toccarono le coste delle principali potenze europee del ‘700. L’iniziale utilizzo di questo prodotto, era indirizzato e destinato, prevalentemente al bestiame, come foraggio per nutrire gli animali da cortile. Dopo diversi anni, soprattutto nel periodo delle carestie e delle guerre, la patata venne riconsiderata e divenne uno dei pasti principali per milioni di persone.
La sua caratteristica, in passato criticata, ovvero quella di crescere sotto terra, si dimostrò una virtù: sia perché risultava resistente alle intemperie e, soprattutto perché, nascosto a qualche centimetro dal suolo, scongiurava l’essere vittima dei saccheggi.
Il tubero, apprezzato per le sue qualità nutrizionali e per la sua versatilità, continua ad essere uno degli alimenti più consumati ed apprezzati a tavola. Soprattutto nel profondo sud, dove l’inventiva ne fa da padrona e le realizzazioni gastronomiche hanno dato il via libera alla fantasia, dando vita al crocchè di patate, meglio conosciuto come “PANZAROTTO”, data la forma panciuta e la morbida consistenza.
Si crede siano stati i conquistatori Spagnoli a portare tale alimento – e la trasformazione dello stesso – nel capoluogo campano. La ricetta della popolazione Iberica, molto apprezzata nella terra del sole, venne poi rivisitata dalle umili famiglie napoletane, sostituendo alcuni ingredienti della ricetta originaria che, evolvendosi nel tempo, ha dato sempre più spessore a quello che oggi è considerato un elemento dello street food per eccellenza.
Gli ingredienti basici per realizzare un crocchè di patate sono i seguenti:
– patate
– un tuorlo d’uovo
– prezzemolo
-parmigiano grattugiato
– pepe
– sale q.b.
– farina
– albume
– pangrattato
– tocchetti di provola
Preparazione:
Lavate le patate e fatele cuocere in abbondante acqua salata per circa 30 minuti. Controllate la cottura con una forchetta, quando sono pronte, scolatele e lasciatele raffreddare prima di pelarle. Schiacciatele nello schiacciapatate o con una forchetta all’interno di una ciotola. Aggiungete il pepe, il parmigiano ed un tuorlo d’uovo e un po’ di prezzemolo, poi, bagnatevi le mani e prelevate un po’ di impasto, posizionate al centro dello stesso un pezzettino di provola. Infine, richiudete il preparato e dategli la forma ciclindrica, tipica dei panzarotti.
Panatura:
preparate un piatto e disponete al suo interno della farina, in un altro gli albumi sbattuti, in un altro ancora il pangrattato. Fate rotolare i crocché nella farina, poi passateli nell’albume e infine nel pangrattato. Riponete tutti i crocchè che avete preparato su di un piatto e lasciateli riposare in frigo per un paio d’ore. A timer scaduto, mettete a scaldare in una padella sul fuoco l’olio di semi di arachidi. Quando sarà caldo potrete cominciare a friggere i crocché, pochi per volta. Quando saranno ben dorati, prelevateli con la schiumarola e poggiateli su di un piatto con carta assorbente. Infine, servite i crocchè di patate ancora caldi e filanti a tavola e assaporateli, preferibilmente caldi, per esaltarne la bontà.
Augurandomi di avevi piacevolmente intrattenuto ed ispirato, vi auguro una serena Domenica e…
BUON APPETITO!
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