Peppe Poeta è di sicuro il giocatore di basket più importante che il vivaio salernitano abbia mai sfornato. Da Battipaglia (sua città natale) alla Pallacanestro Salerno allenata da Andrea Capobianco fino alla Nazionale, passando per le esperienze a Teramo, Bologna e Torino intervallate anche da quattro anni passati in Spagna, l’ormai trentacinquenne play maker ha deciso di sposare la causa del Vanoli Basket Cremona, una realtà di provincia che in serie A si sta facendo valere eccome.
A Cremona è il capitano e punto di riferimento di una squadra giovane e rampante che sta stravolgendo tutti i pronostici. Non ingannino i quattro punti in classifica perché la Vanoli dovrà recuperare due partite (Cantù e Treviso) mentre domenica dovrà vedersela con Sassari.
Da salernitano e sportivo Poeta segue la Salernitana e lunedì sera sarà davanti alla Tv per tifare granata:
«Sicuramente. Seguirò la partita e farò il tifo per la Salernitana. Anche da lontano mi interesso sempre dei colori granata. Ho cominciato a seguire la Salernitana dai tempi della serie A. Sono legato a quegli anni anche perché hanno rappresentato un periodo importante della mia carriera personale».
La Cremonese, però, non attraversa un buon periodo. Come te lo spieghi?
«Infatti, non me lo spiego. Non è una squadra malvagia. La società ha investito tanto e hanno le potenzialità anche per sostenere la serie A. Ho conosciuto Bisoli e conosco alcuni calciatori. Credo che per la Salernitana non sarà una passeggiata ma spero in una vittoria dei granata perché la piazza di Salerno merita di stare in alto».
Merita di stare in alto anche il Vanoli?
«Calmi. Noi ci dobbiamo salvare con tranquillità senza sofferenze. Qui si sta benissimo e c’è la possibilità di lavorare bene. Grande organizzazione e voglia di fare. Alla fine della mia carriera ho scelto questo tipo di piazza perché io cerco sempre delle motivazioni. Cremona sta rispondendo bene anche se la mancanza del pubblico ci penalizza».
Come vivete questa situazione di chiusura?
«Non è bello. Manca l’adrenalina che ti trasmette la gente. Noi siamo molto seguiti e per noi è un handicap. Anche gli stadi chiusi sono davvero brutti da vedere. La Salernitana, per esempio, ha sempre avuto un pubblico straordinario che vinceva le partite da solo. Immagino che anche per loro sia un handicap non da poco»
Stai pensando a cosa fare da grande?
«Direi una bugia se dicessi di no. Mi sono dato ancora due anni di carriera e poi vedrò. Ho centoventi presenze in nazionale che mi permetterebbero di allenare ma non ho ancora deciso. Di sicuro resterò in questo mondo».
Da Salerno a Cremona. Sono passati tanti anni. Qual è l’esperienza che ti porterai sempre dietro?
«Tutto è cominciato dal Palasilvestri di Matierno grazie ad una società come la Pallacanestro Salerno che sapeva far crescere i giovani. Tutte le mie esperienze sono state importanti, dall’esordio in A con Teramo fino a vestire la maglia della Virtus Bologna per poi diventarne il capitano. A Torino quattro anni bellissimi dove ho vinto, da capitano, la Coppa Italia. In Spagna ho imparato molto. Insomma, tutte le mie esperienze mi hanno lasciato qualcosa».
Quanto ti manca Salerno? «Mi manca la mia terra ma ormai ci torno solo in estate. Fortunatamente la mia famiglia mi segue e ho ancora tanti amici con i quali ci sentiamo spesso. I social ormai hanno avvicinato tutti»
Lunedi, quindi, farai il tifo per la Salernitana?
«Assolutamente. Spero davvero in una vittoria ed in un bel campionato dei granata. Forza Salernitana!»
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