Editoriale

La classe di Tutino e Anderson annichilisce un Cosenza privo di sostanza

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UN UNICO TEMA DURATO NOVANTA MINUTI: IL COSENZA SVOLAZZA SENZA CONCRETEZZA, LA SALERNITANA AFFONDA, COLPISCE E CONSERVA

Quando in squadra hai calciatori in grado di spaccare la partita con una giocata imprevedibile ed efficace, sapendo di poter contare successivamente su una difesa arcigna e concentrata, i match riesci a vincerli anche senza esprimere un gioco collettivo gradevole ed avvolgente. Ti basta, infatti, l’opportunità colta al volo dagli elementi che nulla hanno da spartire con la categoria, prima di affidare la difesa dei tre punti alla fisicità e alla concentrazione massimale dei difensori centrali, abili a presidiare il fortino con l’abnegazione feroce degli assediati.

Il gioco diventa ancora più semplice quando dall’altra parte della barricata trovi una compagine che, pur mostrando un atteggiamento propositivo e brillante, deve arrendersi al cospetto dell’inconsistenza strutturale del suo reparto avanzato e dell’inadeguatezza dei difensori ad inaridire la qualità tecnica dell’attacco rivale.

Questo, sostanzialmente, ha detto la partita di ieri al San Vito, la quale ha regalato alla Salernitana tre punti che valgono il primato solitario in vetta alla classifica e ai tifosi granata una settimana all’insegna di sensazioni positive rimaste a lungo dormienti.

Castori si è presentato a Cosenza rispolverando il 3-5-2 ed accantonando il 4-4-2 che ha caratterizzato l’avvio di stagione. Ancora una volta, la composizione iniziale dell’undici ha strizzato un occhio alla voce qualità, con l’inserimento di Anderson a supporto di Djuric e Tutino, ed un altro all’irrobustimento del pacchetto arretrato e della fase difensiva, con la conferma di due mediani centrali e la presenza di un difensore (Bogdan) in più al centro della retroguardia. Della serie: provo a scardinare la difesa avversaria con le intuizioni estemporanee del talentuoso brasiliano affiancato a Tutino, ma sono pronto con la superiorità numerica difensiva ad arginare gli attacchi altrui.

La pianificazione tattica della vigilia ha trovato la sperata conferma sul rettangolo di gioco. Cosenza ad attaccare con più uomini, sempre alla ricerca di movimenti senza palla capaci di allargare le maglie granate, in attesa di trovare il varco giusto per colpire Belec. Volenterosi i silani con il vivido Bhalouli a tutto campo, con Baez e Carretta spesso ad agire nella stessa fetta di campo, con gli inserimenti a turno di Bruccini e Sciaudone, le sovrapposizioni di Bittante e Vera Ramirez sulle corsie esterne e gli sganciamenti dalle retrovie di Tiritiello e Legittimo. Rispetto a questo tourbillon senza sosta e sostanza dei padroni di casa, la Salernitana si limita a fare la sua consueta gara da gregaria che, messa sotto sul piano del palleggio, scivola a capo chino (spesso scolasticamente) da un versante all’altro del campo, concedendo però sempre pochissimo quando il pallone transita dalle parti di Mantovani e Gyomber. Al netto di un centrocampo che ancora stenta a dettare i tempi e a garantire il giusto filtro davanti alla difesa.

Ben altra musica hanno espresso i fantasisti granata quando sono stati chiamati in causa. Meno volume di gioco rispetto agli avversari, ma un tasso d’incisività ben superiore. Volendo riassumere il tutto, possiamo dire che i vari Carretta e Baez, pur supportati dal resto della squadra, non hanno mai dato la sensazione di poter avere la meglio sulla retroguardia granata. Al contrario, Tutino e Anderson, pur ricevendo scarso sostegno dai compagni, hanno costantemente fatto percepire la possibilità di beffare con la loro estrosa qualità i difensori rossoblù.

E’ accaduto nel primo tempo, con i due fantasisti granata tanto insondabili nel concepimento di giocate spiazzanti, quanto spreconi e leggeri in fase di finalizzazione. Ed è accaduto ad inizio ripresa, quando i due hanno estasiato i presenti con una verticalizzazione fulminea e spietata, intrisa di visione di gioco, di perfetti tempi di esecuzione ed inserimento, freddezza e personalità nel superare gli avversari prima di depositare il pallone in porta. Una rete che ha spalancato la strada verso la vetta della classifica e offerto alla difesa la possibilità di dimostrare la sua capacità nel custodire i preziosi tre punti sbloccati dagli imprevedibili colleghi del reparto avanzato.

Ed il copione non è cambiato neppure dopo, con i padroni di casa a gettare nella mischia tutto il peso offensivo presente in panchina (Petre, Sacko, Ba, Corsi e Kone), mentre la Salernitana ha commesso pochi errori in difesa, si è compattata bene sotto la linea della palla e, infine, ha continuato a demoralizzare i silani con le ripartenze di Tutino, Kupisz e Cicerelli, che hanno frustrato le residue speranze di rimonta degli uomini di Occhiuzzi.

Castori torna da Cosenza con tre certezze intangibili. La prima è rappresentata dalla necessità di far coesistere in futuro i talenti di Tutino e Anderson. La seconda gli ricorda che la squadra deve migliorare sul piano della personalità collettiva ed essere rifinita a gennaio (servono un terzino sinistro, un centrocampista di sostanza e di qualità, ed una punta che sappia parlare il linguaggio del gol e meritare ‘tecnicamente’ la coesistenza con Tutino e Anderson). La terza, infine, è figlia di una classifica che consente al gruppo di lavorare serenamente e migliorarsi in un contesto di moderata euforia.

Maurizio Iuliano

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