Sfida ad alto contenuto di nostalgia, quella di domani sera tra Ascoli e Pescara. Una sorta di scherzo del destino, o una “magica” coincidenza che dir si voglia, che metterà Delio Rossi e Roberto Breda uno di fronte all’altro, proprio nel giorno dell’esordio sulle nuove panchine. Certamente non si tratta di due allenatori “qualsiasi” per i supporter granata, il cui confronto, in un certo qual modo, aprirà lo scrigno dei ricordi. Impossibile, di fatti, dimenticare il tecnico e il capitano della Salernitana più vincente della storia, capace di far sognare ad occhi aperti un’intera provincia.
Nel corso delle conferenze stampa di presentazione, non sono di certo mancate parole di elogio e di rispetto reciproche:
«Se faccio questo mestiere, è anche merito di Delio Rossi. Da giocatore mi ha fatto capire l’importanza di questo ruolo e come bisogna interpretarlo. A lui devo molto, lo ritrovo molto volentieri. Logico però che gli interessi sono troppo importanti per entrambi, ognuno penserà alla sua squadra e fare il massimo sul campo» – dice un riconoscente, ma pragmatico Roberto Breda.
Di tutta risposta, il “Profeta” Delio Rossi ha così replicato: «Chi mi conosce sa che sono un po’ orso. Ho un brutto rapporto con le tecnologie e rispondo di rado al telefono. Nonostante alleni “da qualche anno” e abbia conosciuto tante persone, nella mia rubrica ci saranno 5-6 calciatori. Di certo non sono uno di quelli che chiama a Natale e Pasqua. Roberto è stato un mio giocatore e devo dire che non tutti i giocatori sono uguali. Quando ce li hai come dipendenti, la loro carriera dipende da te e la tua dipende da loro. Ho avuto modo di apprezzare anche la persona quando non è stato più mio giocatore. Era un calciatore intelligente, ora sarà senz’altro un tecnico intelligente. Mi fa piacere se parla bene di me, lo ringrazio di questo.»
Parole al “miele” che testimoniano un rapporto d’amicizia, coltivato nel tempo, che ha ben poco a che vedere con quelli classici tra allenatori e calciatori. Un rapporto, nato a Salerno, foriero di successi della squadra del Cavalluccio. Una squadra, divertente ed attaccata alla maglia, che fece parlare di sé l’Italia intera.
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