Un tempo c’era il bar Spotting, e la macchia d’olio si spargeva da lì. Fotografia sbiadita di un’epoca – occorre farsene una ragione – passata.
I rumors di casa granata – da tempo, ché siamo quasi al 2021 –passano altrove: dai media, dai social network.
Un’apparente democrazia che porta con sé l’incauta tentazione di volerla governare, indirizzare, magari disprezzandola in pubblica piazza.
Buongiorno, e sveglia. Non si può, soprattutto se non si sa.
È per questo che ieri la notizia – mica tanto fresca – di un possibile passaggio di proprietà della Salernitana ha incendiato l’arena social, consumato polpastrelli, scaricato batterie degli smartphone.
Fino alla stringata, e piccata, smentita dell’organ house che chiude – temporaneamente, e anche di questo bisogna farsi ragione – la questione.
Chiusa la questione resta, inevitabilmente, l’osservazione di una pianta cresciuta rigogliosa, portatrice di un frutto anomalo.
Ma, per comprendere il frutto, occorre guardare il terreno.
Humus fertilissimo e sapientemente coltivato, irrigato con espressioni infelici, non di rado grammaticalmente instabili.
Basta guardarlo, questo frutto anomalo, ché ad assaggiarlo ci vuole fegato.
Nasce innanzitutto in tempo strano. I numeri raccontano che questo è il miglior inizio stagionale da tempo immemore, che la Salernitana prova la fuga.
Se questo, epocale, evento scivola in seconda fila, di chi la colpa?
È questione di humus. Sarebbe triste evento se dieci partite cancellassero cinque anni di pessima gestione, bastassero a rimarginare la profonda ferita del finale di stagione ultimo.
L’espressione “fattori imponderabili”, che si vorrebbe abolita per decreto regio, non sono stati i tifosi a coniarla.
I tifosi hanno ascoltato, e letto. Tutto. Il comunicato di ieri e quello proveniente da Villa San Sebastiano.
Porre attenzione, spiace dirlo, non è colpa passibile di querela.
Altra anomalia di questo frutto alcune reazioni scomposte e nervose.
Se, per plebiscitario convincimento, la multiproprietà è qualcosa di non più ricevibile sul territorio salernitano – e nazionale – da dove nasce tanto nervosismo per un possibile superamento della questione?
Insomma – la tiro giù piatta piatta per evitare fraintendimenti – è tempo di sancire l’ovvio. Si tifa per la Salernitana, non per il temporaneo gestore od il management. E questo ieri, oggi. E domani, qualsiasi cosa accada.
Perché, allora, tanto nervosismo?
Quanto all’ultima anomalia – i tempi di diffusione della bolla mediatica esplosa ieri – non si può per l’ennesima volta dare colpa a chi ha fatto il proprio mestiere, o al tifoso che ha commentato.
Se si tratta di illazione si denunci – quello che per alcuni è Passione per altri significa impresa, con tutte le implicazioni del caso – se, per ipotesi, è fuga di notizie, beh, bisognava pensarci prima.
Ma questa è fantascienza, sulla base del temporaneamente definitivo comunicato.
Che, a scanso di equivoci, era obbligatorio. Non doveroso, non formale. Obbligatorio.
Poco utile quindi, sulla scorta di desideri o sentimenti, acquistare fuochi d’artificio o sfasciare rabbiosamente casa.
Più serio mantenere i piedi saldi su un humus che da tempo si è stratificato e compattato.
Sul mio personale c’è il rifiuto della multiproprietà ed il necessario reset globale del management.
Non lo smuove una zuccata di Bogdan o la direzione del vento.
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