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Salernitana: grinta, ripartenze ed un piano B per restare in alto

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Si può fare risultato anche contro una squadra planata dolcemente in B dalla serie superiore grazie al famoso paracadute, ma per vincere partite combattute e restare, più in generale, in alto, occorre qualcosa in più. Qualcosa di diverso anche.

Non si arrabbi Castori, non ci etichetti come molestatori, disturbatori del manovratore, critici per professione senza cuore.

Anzi, noi abbiamo a cuore il bene unico e supremo: cioè la Salernitana.

Proprio per questo, dopo aver applaudito la squadra ed il tecnico per il cuore e la grinta messi in campo con il Lecce e per aver riscattato dal punto di vista caratteriale la prova opaca di Brescia, ci permettiamo di aggiungere qualcosa nell’illusione che anche il nostro contributo possa servire alla causa.

E ciò che vorremmo aggiungere è un pizzico di qualità e di gioco ad una rosa che appare anche un po’ sguarnita numericamente, nella quale non mancano gli operai specializzati, ma si contano sulle dita di una mano coloro i quali possono cambiare le sorti di una gara con una intuizione superiore.

Ieri sera, ad esempio, Anderson ha regalato a tutti noi un bagliore della sua classe cristallina fornendo a Capezzi un assist delizioso, ma ha pure sprecato un invito altrettanto prelibato di Tutino, peccando di freddezza sotto porta.

E Tutino stesso, che pure ha mostrato segni di fatica, sbagliando qualche pallone per lui facile, ha sfiorato il gol con una unghiata mancina che avrebbe esaltato il teorema di Castori alla stessa maniera del colpo di testa di Djuric, finito a meno di un palmo dall’angolino alla sinistra del portiere ospite.

Insomma, contro una corazzata come è il Lecce (anche se dalla difesa argillosa), la Salernitana ha segnato un gol e ne ha sfiorati altri tre, pur restando rintanata nella sua metà campo per tre quarti di partita, subendo il possesso palla ed il fraseggio dei salentini, capaci, però, di segnare solo su rigore. Dal punto di vista di Castori, la sua squadra ha fatto ciò che era nei piani tattici e negli auspici del suo allenatore. Tuttavia, alla lunga, viene da chiedersi se questa estrema concretezza, questa forma di calcio così sbrigativo, potrà dare risultati sempre così soddisfacenti.

Forse, per sfruttare al meglio Tutino, occorrerebbe accompagnare un po’ di più l’azione delle punte, non costringendole a lottare contro le difese avversarie sui tanti palloni lanciati dalle retrovie. Certo, manca qualcosa sul piano numerico e qualitativo alla rosa granata, ma, probabilmente, anche con altri interpreti il copione sarebbe sempre lo stesso. Castori ha in mente un calcio pratico, verticale, senza fronzoli, fatto di attese strategiche delle mosse altrui per poi ripartire ed offendere di rimessa.

Tuttavia, per restare lassù, alla Salernitana potrebbe occorrere anche una sorta di piano B, la cui mancanza è sembrata lampante a Brescia. La squadra granata vuole controllare la partita lasciando agli altri il pallino del gioco, non dominarla asfissiando l’avversario col possesso palla prolungato nell’altrui metà campo. E’ una scelta legittima, per carità. Però, un pizzico di gioco più evoluto potrebbe esaltare le doti di Anderson, di Tutino ed anche di Djuric che, qualora cominciassero ad arrivare più cross dalle fasce e meno palloni lunghi dalle retrovie, potrebbe ritrovare la sua forza d’urto in area di rigore. Venerdì ci sarà un’altra sfida d’alta quota col Frosinone, squadra in salute e dalle ambizioni dichiarate. Sarà un altro esame importante per la Salernitana tutta grinta e verticalizzazioni che tanto piace a Castori.

Redazione

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