Sei punti in sei giorni: la Salernitana ha fatto il pieno nelle ultime due gare, mostrando pregi e difetti della sua essenza di squadra votata al combattimento ed alla totale devozione ad una idea tattica che sta dando tantissimo in termini di risultati.
Contro l’Entella, giunto all’Arechi da fanalino di coda, la Salernitana ha sofferto ed ha dovuto rimboccarsi le maniche per confermare sul campo un successo che il pronostico della vigilia le attribuiva senza grossi patemi. Sotto di un gol ed in affanno dal punto di vista tattico, la squadra granata ha ribaltato nella ripresa il risultato grazie ai cambi. Cicerelli e Djuric erano stati, nell’occasione, determinanti e decisivi.
Ieri, a Venezia, il bosniaco ha fatto la sua parte come uomo boa, prezioso ed intelligente punto di riferimento a cui Castori chiede ai suoi di rivolgersi per avviare l’azione con palla lunga e senza troppi fraseggi nelle retrovie. Può piacere o meno, ma questo è il calcio di Castori a cui, ci permettiamo di dire, aggiungere qualcosa in termini di qualità e di alternative nel modo di sviluppare la manovra potrebbe giovare, pur senza snaturarsi. Capiamo, però, il punto di vista dell’allenatore primo della classe: le sue idee stanno portando risultati oggettivamente superiori alle aspettative ed anche alle potenzialità della rosa, ragion per cui qualsiasi cambiamento va dosato.
E veniamo al punto. Chi ha imparato a conoscere la Salernitana di Castori non si sarà meravigliato delle sofferenze tra le quali è maturata la vittoria con l’Entella e la facilità con cui per settanta minuti la stessa squadra ha tenuto a bada il bel Venezia di Zanetti.
Contro una formazione di bassa classifica, agguerrita e disperata, una squadra come la Salernitana di quest’anno che non ama sviluppare il gioco per vie orizzontali andava naturalmente incontro a delle difficoltà. La sagacia tattica ed il carattere con cui ne è venuta a capo sono degne di una capolista al pari della sicurezza e della solidità tattica con cui, ieri, i granata hanno vinto al Penzo. La sofferenza finale era da mettere in preventivo e, comunque, qualora Tutino e Giannetti avessero chiuso il discorso col terzo gol, neanche quella ci sarebbe stata.
Due partite in rapida successione per conoscere o avere conferma dei pregi e dei difetti della Salernitana. Dall’analisi delle due partite disputate nella scorsa settimana, emerge chiaramente che la Salernitana fa fatica a fare gioco quando trova squadre che pressano e cercano di rubare palla, mentre è più a suo agio quando deve assorbire le sfuriate avversarie per poi ripartire.
Certo, a Ferrara e a Brescia la missione è fallita in pieno, sia per errori dei singoli sia per le buone prestazioni altrui. La Spal ha un po’ perso il ritmo, ma resta nel complesso formazione di qualità superiore alla media della B come il Lecce. Mercoledì la Salernitana andrà a Monza, contro una matricola che indossa l’abito della favorita di lusso, ma non sarà questa partita il vero esame per i granata.
Sarà, semmai, una verifica, ma non decisiva perchè nel bene e nel male già si conoscono le attitudini della squadra di Castori e, dunque, il punto focale resta il seguente: la rosa allestita a settembre presenta lacune ed esuberi al tempo stesso, per cui va rimodulata con l’inserimento di pedine funzionali ed in grado di dare più qualità in alcuni ruoli. E sarebbe un delitto non provvedere!
Keita e Coulibaly sono virtualmente granata. Ora bisogna capire cos’altro aggiungere all’organico. Di sicuro, al di là della buona volontà e dell’impegno, gli attaccanti di scorta di cui attualmente dispone Castori non offrono garanzie sul lungo periodo. Un innesto di buon livello sarebbe importante (al Benevento, tanto per fare un esempio, c’è un certo Moncini che non ha giocato molto finora e non solo per qualche acciacco fisico) per dare a Tutino e Djuric (non crediamo che la società granata cederà alle ventilate lusinghe della Samp) un compagno di reparto che parli la lingua dei gol, oltre che dell’immancabile sacrificio.
Fra l’altro, anche Moncini è uno di quei calciatori già allenati in passato da Castori. Molto dipenderà dal modulo che verrà adottato con più frequenza, certo, ma il 3-5-2 nel quale Anderson ieri è stato letale pare poter essere l’abito giusto per una squadra che non vuole incantare con un calcio ricamato e raffinato, ma che può far sognare i tifosi.
Ed è giusto che i tifosi sognino, per carità.
Da troppo tempo, infatti, Salerno ingoia delusioni, bocconi amari, offese derivate da un trattamento un po’ troppo ruvido della cosa granata da chi la gestisce, per cui ora non sarebbe affatto un evento eccezionale se dall’alto fosse arrivato un segnale ben preciso.
La Salernitana prima in classifica non può e non vuole nascondersi. Va da sé, non ce ne voglia nessuno, che la promozione in massima serie aprirebbe altri scenari societari.
Si parla da tempo di una modifica delle famose Noif. Bene.
Se anche fosse resa meno drastica la parte riguardante i vincoli familiari, sarebbe comunque impossibile per Claudio Lotito restare al timone della nave granata, anche solo al 50% come avviene ora. Non c’è nulla di male, dunque, nel ragionare ad alta voce e nel cercare di delineare prospettive e scenari che non sono destabilizzanti ma che tendono ad un solo risultato: assicurare alla Salernitana dignità, rispetto, autonomia e stabilità ora ed in futuro, a prescindere dalle Noif e da chi sarà il proprietario.
Dal 2011 ci sono Lotito e Mezzaroma. In serie A, traguardo che già solo ad ipotizzarlo fa venire a tutti (specie chi ha vissuto anche in passato certi momenti di giubilo) i brividi ed i lucciconi, il regolamento della Figc, anche in caso di rielezione di Gravina, da sempre contrario alla multiproprietà ed ora, pare, un po’ meno sordo da questo orecchio, potrebbe comportare un riassetto societario.
Ed allora? Non sarà la fine del mondo, anche perchè da due imprenditori capaci e scafati come Lotito e Mezzaroma tutto ci aspetteremmo tranne che fossero impreparati all’eventualità. Tanto più che i due patron hanno ribadito al tecnico ed alla squadra, stando ad indiscrezioni e a voci di dentro, che la A è l’obiettivo stagionale. Ed allora, ci si metta il cuore in pace, si stia comodi sul divano finché non sarà possibile tornare allo stadio (da paganti o da accreditati per ragioni lavorative, da tempo ignorate e calpestate dall’attuale management, non farà differenza per noi) e ci si goda il viaggio.
Il concetto è solo uno: la Salernitana c’era, c’è e ci sarà come patrimonio affettivo e culturale della città di Salerno.
Tutto il resto è noia.
Perdonateci, ma come è riuscito a spiegare la vita con un solo verso e poche note il “Califfo”, non c’è riuscito nessuno. Almeno, secondo il nostro modesto parere, la famosa canzone di Califano potrebbe essere il sottofondo ideale per la stagione dei granata ed incarnare alla perfezione il pensiero di Castori.
Infine, una considerazione. Monza non sarà una tappa decisiva, ma fare uno scherzetto a Galliani, che tempo fa aveva preso a cuore così disinteressatamente il caso Reggiana, non sarebbe male per chiudere l’anno col botto.