Buongiorno e buona domenica cari lettori. Il boccone amaro di natura brianzola, a distanza di quattro giorni, sortisce ancora i suoi effetti indesiderati nei sostenitori dell’ippocampo. Una merenda indigesta e poco appetibile quella dello scorso mercoledì pomeriggio che, necessita di essere sostituita con dolcezza da sapori ricercati, delicati ed apprezzati.
Possiamo ritenerci ancora nel vivo delle festività natalizie e – con il freno impostoci quest’anno, nel limitare le uscite e le visite al minimo indispensabile – stando a casa, quale pretesto migliore può esistere in alcuni di noi, se non quello di cimentarsi nella realizzazione o nella richiesta – all’altruista, all’ appassionato e/o volenteroso di turno in famiglia – nel creare sfiziosi manicaretti da gustare in piena libertà.
Quest’oggi la proposta ricade su una storica e tradizionale ricetta, nata dalla fusione di pochi ingredienti, la cui unione dà vita ad un dolce unico nel suo genere.
Delicato, spesso candido, fragrante, spumoso, dalla forma modellabile a seconda dell’esigenza o del piacere personale, parleremo della MERINGA.
Una storia il cui preludio risale al remoto 1600, nella fredda ma accogliente località svizzera di Meiringen che, al dolce ha dato anche il nome oltre che i natali. Si ritiene che la MERINGA sia stata creata da un pasticciere di presunte origini italiane il cui nome era Gasparini.
L’uomo – nel proprio laboratorio – montò a neve l’albume d’uovo con lo zucchero velato, poi passò l’impasto in forno per asciugarlo e dare al dolciume la friabilità che lo contraddistingue.
Il pasticcere, dato il successo della MERINGA da lui ideata e concretizzata, fu poi chiamato alla corte del golosissimo re di Polonia Stanislao Leszczynski. La figlia di quest’ultimo, regina di Francia e moglie di Luigi XV, data la prelibatezza della “nuvola zuccherata”, in preda all’entusiasmo, fece conoscere alla corte reale di Versailles il dolce che aveva inebriato le proprie e le altrui papille gustative.
Il resto è storia: la MERINGA si diffuse rapidamente in tutta Europa, in Germania fu chiamata “il vento spagnolo”, in Inghilterra divenne il dolce preferito della regina Elisabetta I e prese il nome di “kiss”(bacio).
Inoltre, col passar del tempo, nacquero nuove combinazioni e versioni della MERINGA, ovvero: aromatizzata con cacao, cannella, mandorle, oppure, accompagnata da una soffice panna montata, quest’ultima rivisitazione, è stata uno dei matrimoni più riusciti e duraturi della pasticceria del nostro continente!
Anche la regina Maria Antonietta D’Asburgo iniziò a nutrire una vera e propria passione per la Meringa, al punto tale che, amava prepararle di persona, piuttosto che delegare qualche addetto del reparto culinario!
Da rammentare che la località di Meiringen è tornata alla ribalta, nuovamente, circa trentacinque anni fa, quando, nel 1985 è stata iscritta nel Guiness dei primati per aver sfornato la più grande meringa della storia – lunga due metri e mezzo, larga un metro e mezzo e alta 70 centimetri – frutto dell’impasto dell’albume di 2000 uova con 120 chili di zucchero velato. Fu servita incoronata da 60 litri di panna montata.
Inoltre, la città svizzera è da sempre stata una meta agognata e raggiunta dai turisti, non tanto per motivazioni legate alla gastronomia, quanto a ragioni di carattere sportivo, in quanto presenta vette spettacolari che offrono da sempre impianti sciistici all’avanguardia e possibilità di passeggiate strepitose, immerse nel cuore della natura.
Procediamo, dopo la narrazione delle lontane origini della MERINGA, con la ricetta:
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