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La farsa nascosta tra le parole ambiziose. Castori non ci metta del suo

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Troppo netta la differenza tecnica e di personalità tra Empoli e Salernitana per cercare di estrapolare dai novanta minuti del Castellani un’analisi tattica credibile. Non c’è stata partita, sin dalle prime battute gli uomini di Dionisi hanno dimostrato di avere le idee chiare su come disarticolare la velleitaria tenuta difensiva della squadra di Castori.

Ed allora è meglio focalizzare l’attenzione su altri aspetti che, inevitabilmente, hanno prodotto la mortificante debacle di ieri sera. Innanzitutto, l’abituale approssimazione di una società incapace di andare oltre un copione che, ormai da anni, continua a sfiancare la passione sempre più lacerata di una tifoseria stanca di tollerare campionati anonimi e mortificanti.

La pausa, provvidenziale, aveva concesso due settimane di tempo per tirare il fiato dopo il lungo tour de force di dicembre, ma anche la possibilità concreta alla proprietà di essere immediatamente protagonista sul mercato. La partita con l’Empoli, affrontata dalla seconda posizione della graduatoria, avrebbe meritato una meticolosità pianificatrice ben diversa dall’immobilismo registrato nelle prime due settimane di calciomercato.

La società aveva il dovere di essere tempestiva, effettuando alcuni acquisti che, oltre a colmare i buchi a centrocampo lasciati dalla contemporanea assenza per squalifica di Di Tacchio e Capezzi, sarebbero stati manna calante dal cielo su un’intelaiatura tecnicamente povera e carente sul piano del carisma. Il solo Coulibaly è apparso un tentativo malriuscito di mettere una pezza a colori.

Sono questi i passaggi salienti che ti aiutano a scorgere la menzogna nascosta tra le parole altisonanti di una dirigenza che, dopo aver propinato cinque anni calcisticamente mortificanti, ancora finge di non accorgersi quanto sia farsesco lo spettacolo pallonaro offerto alla città di Salerno.

I fatti sono più eloquenti di mille parole anaffettive e traccheggianti: ad Empoli era in palio il primo posto, la Salernitana si è presentata in Toscana con un organico ridotto all’osso a centrocampo e con i limiti strutturali di inizio stagione.

Pertanto, il famigerato ‘falso problema’ non è rappresentato da un’eventuale promozione in massima serie da gestire e non rendere confliggente con le normative federali vigenti, ma dalla sfacciataggine di sperare che questa approssimazione programmatica possa guadagnare spazio nell’animo di una tifoseria sempre più esausta e sfiduciata.

Quindici giorni per conferire qualità alla mediana e alle corsie esterne; due settimane per potenziare il reparto offensivo con una punta di qualità e prolifica dal punto di vista della finalizzazione. Le ambizioni autentiche si misurano con il metro oggettivo dei massicci investimenti economici in sede di potenziamento tecnico.

Tutto ciò che esula da questa decisa linea operativa è astrazione che genera nuova irritazione ed amplifica la fisiologica necessità della tifoseria di veder voltare definitivamente pagina.

Altre due settimane circa per l’ennesima prova d’appello in grado di diradare parzialmente lo scetticismo imperante. La ragione, ben consapevole del precedente quinquennio cadetto archiviato in fretta in un buio anfratto della memoria, non lascia margini di agibilità alla speranza e al sogno. Il cuore, che non vuole rassegnarsi a registrare il probabile incremento di un’amara disillusione sempre più consolidata, continuerà a seguire il percorso visionario che immagini una Salernitana finalmente all’altezza delle aspirazioni della sua gente. Tra due settimane ne sapremo di più.

Intanto Castori eviti di far danni e di rendere ancora più palesi gli errori dei suoi datori di lavoro. Andare a giocare ad Empoli schierando due attaccanti, una mezzapunta nel ruolo di mezz’ala e due esterni intermedi incapaci di garantire solidità difensiva e qualità in fase di spinta, è stato un vero e proprio suicidio calcistico. Ben presto Ricci e compagni hanno fatto vedere i sorci verdi allo scollato assetto tattico granata, preso letteralmente a pallonate dai padroni di casa. Movimenti senza palla, imbucate tra le linee, superiorità numerica sulle corsie esterne, hanno prodotto quattro reti nei primi quarantacinque minuti. Se il punteggio non è stato ancora più severo, il merito è delle tre parate importanti effettuate da Belec e, soprattutto, della furia demolitrice empolese rimasta negli spogliatoi al termine della prima frazione.

Castori ha fallito quasi tutti gli appuntamenti con le squadre più forti del torneo, subendo vere e proprie lezioni di calcio. In attesa dei necessari rinforzi, forse è il caso che anche lui s’inventi qualcosa di diverso sul piano tattico e della scelta degli uomini da utilizzare.

Maurizio Iuliano

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