Mistero della fede, il libero arbitrio è l’unico spazio di manovra consentito dalla dottrina cristiana, pertanto Castori non crede.
In cosa? Questo è il busillisi, citando Camilleri.
Fabrizio Castori – dichiarazioni alla mano – non crede nel calciomercato di gennaio. Così come io non credo che l’idrossiclorochina sia funzionale per debellare il Coronavirus. C’è anche chi, in effetti, non crede al Coronavirus trincerandosi fra le trame del negazionismo. Stesse trame – magari confluenti – credono che lo Zyklon-B non abbia giocato un ruolo fondamentale nell’intermezzo più mostruoso del ‘900 (domani ricorre il Giorno della Memoria). Ma quello è un altro paio di maniche. Del resto è tutto molto, molto relativo. Relativo a condizione e istruzione, oppure semplicemente rientra nella sfera del “non posso espormi”.
Si può credere, dicevamo, o non credere. L’una e l’altra cosa vanno di pari passo, rette intersecanti e parallele allo stesso tempo. Posso non credere alla funzionalità del calciomercato di metà stagione, ma guai a credere – la plancia di comando non lo consente – che la multiproprietà sia cartina al tornasole del marcio. Tutto sta nell’approccio e nella libertà di esprimere sé stessi. C’è chi non crede perché il secondo fine non collima con la resa finale, oppure si tratta dell’atteggiamento con cui si conduce la vita: lo stipendio, il pane quotidiano, l’indole da Don Abbondio.
Problemi ontologici a parte, affrontiamo discorsi più alla portata e, di gran lunga, meno importanti. Bisognerebbe, in questo caso, chiedere a Christian Brocchi se non crede alla valenza della finestra invernale, oppure a Pasquale Marino.
Così come Castori non crede agli innesti di gennaio, io non credo che con i soli innesti di Coulibaly, Durmisi, Sy e Kiyine si possa tenere testa alla concorrenza.
Il punto, però, è rilevante: cosa si intende per concorrenza? Io – per ambizione – mi rivolgo alle prime della classe, alcuni – per dedizione – si rivolgono alle paludi del centro classifica, altri – per pronazione – si rivolgono a chi non può portare il piatto al tavolo della Covisoc verso fine luglio.
Ecco, pertanto, la madre di tutte le contraddizioni. Se Fabrizio Castori, quando era alla guida del Trapani, non avesse creduto all’influsso – benefico o meno – della campagna di rafforzamento invernale, magari non avrebbe potuto compiere quella mezza impresa, vanificatasi poi all’ultima curva tramite le cesoie della giustizia sportiva.
A metà strada fra le due rette di cui sopra, c’è l’osservazione. Esercizio obbligatorio, edificante e per nulla vacuo. A testimonianza di ciò meglio prendere in prestito le parole di Herman Hesse e concludere così:
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