Un portiere aggrappato al palo, una palla che si è insaccata in fondo alla rete. Sullo sfondo, un calciatore in casacca bianca con la maglia numero 10 che esulta festante. Tra i tanti ricordi della Salernitana a Reggio Calabria, quel minuto 88 della sfida valevole per la 7/a giornata del torneo di Serie B 1990/1991 rimane collocato tra le prime posizioni.
Il portiere era Mauro Rosin, estremo difensore degli amaranto. Il calciatore in casacca bianca con la maglia numero 10 era Daniele Pasa. Ossia, il leader di quella Salernitana appena tornata in B e lasciata orfana, calcisticamente parlando, da Agostino Di Bartolomei dopo la promozione in cadetteria. Quella Salernitana si era trasferita proprio in quell’anno all’Arechi ed erano bastate poche partite per far sì che il primo coro dedicato a un calciatore granata proveniente dagli spalti dell’impianto di via Allende avesse come protagonista il 25enne veneto di Montebelluna.
Un coro con un paragone che definire impegnativo appare quasi come un eufemismo. “Sai chi è quel giocatore che assomiglia un po’ a Pelè? Pasa, Daniele Pasa, Daniele Pasa, Daniele Pasa…“. Sì, il fantasista prelevato dal Padova era diventato per i tifosi della Curva Sud un piccolo “o Rei”.
Paragone eccessivo, ovviamente. Però era vero che Pasa doveva qualcosa a un altro grande 10 brasiliano: Arthur Antunes Coimbra, per tutti Zico. Quando questo grande campione, tra il 1983 e il 1985, militò nell’Udinese, Pasa faceva la spola tra la Primavera e la Prima Squadra friulana. Zico si accorse delle doti del giovane veneto e, nel post allenamento, invitava Pasa ad allenarsi con lui nella sua specialità: il calcio di punizione.
Praticamente, come se Einstein ti insegnasse come risolvere i problemi di fisica o come se Michelangelo ti rivelasse i principi basilari della scultura. Pasa non arrivò mai a raggiungere il maestro, ma si dimostrò essere buon allievo. E i tifosi della Salernitana se ne accorsero.
Il calciatore di Montebelluna sciorinò la prima perla su punizione il 16 settembre 1990 nella vittoria per 2-1 a Brescia. E si ripeté il 21 ottobre 1990 a Reggio Calabria. Gli amaranto stavano vincendo 1-0, grazie a un gol di Simonini. All’88’, però, il difensore reggino Maranzano, salernitano di nascita, commise fallo su Carruezzo al limite dell’area, con quindi l’arbitro Felicani di Bologna che decretò un calcio di punizione a favore della Salernitana. Sulla palla, si presentò Daniele Pasa. Dopo il tocco di Donatelli, il numero 10 lasciò partire un destro che si insaccò alle spalle di Rosin. Era il gol del definitivo 1-1. Quel giorno anche a Reggio Calabria seppero “chi è quel giocatore che…”.
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