Il digiuno di vittorie che andava avanti da tre giornate di campionato è, finalmente, terminato.
L’appetito della Salernitana, ai limiti della bulimia, iniziava a indebolire le certezze di un collettivo che, da inizio stagione, s’era mostrato granitico ed in grado di colmare lacune qualitative e quantitative. Questo, più o meno, lungo periodo d’astinenza dal gol e dalle vittorie ha confermato i punti deboli del team di Castori e l’assoluta necessità di correre ai ripari.
Sì, è indispensabile farlo.
Perché una Salernitana così, non bella all’apparenza ma quantomeno efficace, non si vedeva da ormai troppo tempo.
La stagione 2020/2021 è iniziata, sorprendentemente, con il piglio giusto. Al giro di boa merita, quindi, di essere valorizzata, in modo da concretizzare quanto si desidera da ormai troppi anni: quel sentimento che inizia e termina laddove regna la prima lettera dell’alfabeto
È tempo di rivalsa, è giunto il momento di rispolverare i buoni propositi, questo è il termine ultimo per smentire o confermare quanto è stato imputato sin ora alla società.
A Salerno non si può smettere di gioire, non si può cessare di emozionarsi, non ci si può rassegnare alla prevedibilità di un epilogo che, normalità vorrebbe, sia ancora tutto da scrivere.
Sacrosanto che la società senta il peso di quelle responsabilità che ha voluto abbracciare quando ha sposato la Salernitana.
Qualsiasi matrimonio che si rispetti, affinché possa durare nel tempo, necessita di essere trattato con cura: va alimentato, sollecitato, rinvigorito, rimodellato. Se ciò non dovesse accadere per troppo tempo, ecco che, inappellabile, subentra il fattore noia. Ci si appiattisce, ci si spegne, si arriva all’irreparabile.
Il finale non è da escludere, anzi. Non sempre i titoli di coda sono portatori di un lieto fine.
Prima di chiudere qualsivoglia relazione, per lo spazio, il tempo e l’importanza che è stato occupato nella nostra vita – da quella che è stata, per non poco tempo, la nostra “compagna” – è giusto tentare di illuminare con motivazione ed interesse, nuovamente, il percorso intrapreso.
Se i tentativi fatti non dovessero dare i frutti sperati, ma continuano a produrre solo foglie morte, è necessario iniziare a tirare le somme e comprendere che oltre non si può andare.
Per il bene proprio ed altrui è opportuno cambiare strada, trovare il coraggio di sterzare, provando a nutrirsi di ossigeno altrove, smettendo di attingerlo dalla stessa stanza ormai colma d’aria viziata in cui – dapprima sopportandosi a stento, poi facendo volare i piatti – non ci si sta più.
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