“Bello è il mentir, se a far gran bene si truova”.
Tommaso Campanella
L’Eminentissima ac Reverendissima Societas Salernitanae, anticipando il pagamento degli stipendi relativi alle mensilità di febbraio e marzo, lancia un chiaro segnale all’urticante platea dei detrattori e dei destabilizzatori.
Il mercato di gennaio, condotto magistralmente dal DS Angelo Mariano Fabiani, può definirsi ufficialmente concluso. Checché ne vogliano dire gli odiatori seriali. Del resto lo sappiamo: è l’invidia a farli parlare.
Invidia generata dall’impareggiabilità del nostro amato Angelo, un concentrato di competenza, astuzia, fascino e bontà.
Inutile sprecare tempo e buoni carburante per recarsi nella grigia Milano. Quel che si doveva fare è stato fatto, le falle sono state tappate con innesti di spessore e grandissima qualità. L’organico della Salernitana faceva registrare una palese asimmetria. Il lato sinistro mancava di alternative, ora ne abbiamo tre.
“Abondantis in abundantum!”
Battuta, come ogni anno, la concorrenza di ogni pretendente. Trattenute le pedine migliori dello scacchiere. Considerate, cari veri tifosi, che Gondo e Giannetti sono stati richiesti a più riprese dalla totalità delle compagini dell’italico regno. Considerate, altresì, che lo stesso Castori – nel caso di prematuro commiato con uno dei suoi pupilli – abbia minacciato di principiare uno sciopero della fame a partire dalle 17:00 del primo febbraio fino alle 20:00 dello stesso giorno.
Pertanto, spontanea, sorge una domanda: quaem queritis?
Fratelli e sorelle, spogliamoci dell’odio e del peccato! Non dobbiamo lamentarci sempre! Basta, diamine! Dobbiamo esser grati, cospargere di petali i sentieri della magnanimità. Orsù, smettete di appollaiarvi sui rami come quei malauguranti rapaci notturni, piuttosto trasformatevi in liete colombelle e gioite.
Dio, dieci anni or sono, ha deciso di donarci sterminate possibilità di redenzione. Ci ha inviato due ancore di eterna salvezza: Marco Mezzaroma e Claudio Lotito. Ricordiamo quel giorno in cui ci svincolammo dalle tenebre e, fra le stanze di Palazzo di Città, la Luce apparve ai nostri occhi sussurrando parole d’amore e di speranza, contornate da un paterno: “Aò!”
Dovete esser grati, fratelli! Lunga vita alla multiproprietà e all’asse caldo con la Lazio!
Non ci fosse Lei, Madre di Misericordia, quest’oggi alla domenica conteremmo i fagiuoli. Oppure giuocheremmo a scuoppo con le figurine su chissà quale muretto, ci interesseremmo a sport di cui mai ci saremmo interessati: allisciarsi il 3, le bocce, il rubamazzetto, la dama, il volano, la caccia alla lepre, lo sciavichiello.
E smettetela, una buona volta, di criticare l’operato della divina provvidenza! Volete forse essere relegati nel girone dei dannati – magari fra Sicula Leonzio, Cavese e Bisceglie – e non godere del verbo e del volto di ClauDIO?
Mi rivolgo ora a Voi tre – tre grazie paventatesi sul nostro cammino – con grandissima umiltà. Mi prostro e mi umilio, sono uno zerbino: da tale trattatemi. La faccia mia sotto i piedi vostri e – citazione d’obbligo – potete anche camminare! Non ascoltate le prefiche dei disfattisti, sono in nettissima minoranza. Saranno si e no in 30mila. Bazzecole!
Ascoltate, piuttosto, la preghiera di un servo vostro.
Restate, non andate via, vi prego. Esclusa la vostra presenza nulla avrebbe più senso d’essere, non sia mai debba cercarmi un lavoro!
– Facciate me tastare ferro o le villose e intime membrane di cui, nonostante tutto, ancor dispongo! –