Sospeso tra malcelate aspirazioni play off che non riescono a decollare e necessità di allontanarsi in fretta dal gruppone impegnato ad evitare il coinvolgimento nella lotta per non retrocedere, il Vicenza giunge a Salerno con il deciso intento di conquistare un risultato positivo e muovere la classifica.
Gli uomini di mister Di Carlo sono reduci dall’immeritata sconfitta interna contro il blasonato Monza, giunta al termine di una gara molto equilibrata e giocata alla pari. Accantonato il ‘4-4-2’ di inizio stagione, l’ex trainer del Chievo si è affidato di recente al più classico dei ‘rombi’ (4-3-1-2), rispolverando alcuni calciatori che avevano trovato poco spazio nelle battute iniziali del torneo. In porta giocherà Matteo Grandi, da tre anni estremo difensore della formazione biancorossa. La linea difensiva a quattro, al momento, è tutta da varare, tanti i dubbi presenti nella mente del trainer veneto. Innanzitutto, bisogna scegliere la coppia di esterni, valutare se sia il caso di esprimere maggiore spinta o una condotta più oculata. Dovesse prevalere la prima opzione tattica, sulla corsia di destra giocherebbe l’incisivo Bruscagin, calciatore che ha sempre disputato buone gare contro la Salernitana, mentre sull’out opposto Beruatto e Barlocco partono pressoché alla pari nelle gerarchie di Di Carlo, essendo entrambi molto propositivi ed efficaci in fase di rifinitura. Se, invece, si optasse per un assetto tattico più oculato, nulla cambierebbe sulla fascia mancina, mentre a destra potrebbe operare il più difensivo Cappelletti. Quest’ultimo entra in gioco anche nella scelta dei due dioscuri centrali; le sue capacità nel gioco aereo (spesso letale sulle situazioni di palla inattiva) sarebbero utilissime a fronteggiare la pericolosità acrobatica di Milan Djuric. Maglia di difensore centrale che fa gola anche agli atri tre elementi che completano il roster: il possente ed esperto Padella, l’argentino Valentini e il più rapido Pasini. Di Carlo probabilmente si affiderà ad una coppia complementare, considerato che dovrà contrastare l’ariete bosniaco ma anche l’imprevedibilità e la mobilità di Gennaro Tutino.
A centrocampo, dando per scontata la presenza di un trequartista a supporto di due attaccanti, le scelte del trainer vicentino dovrebbero ricadere su tre elementi che trovano nella sagacia tattica e nella sostanza le loro doti calcistiche principali, senza disdegnare qualche improvviso raid nella trequarti avversaria. Stiamo parlando di Agazzi, Rigoni e Cinelli, con il secondo ad indossare i panni di metodista davanti alla difesa, con licenza di colpire sulle situazioni di palla inattiva. Agazzi e Cinelli, invece, garantirebbero saggia copertura degli spazi e discreta aggressività sui facitori di gioco granata, con il primo discretamente pericoloso quando ha la possibilità di calciare dalla media distanza. Non è però da escludere il contributo dinamico e di qualità dei giovani Zonta e Da Riva, in grado di assicurare giocate più estrose ed incisive rispetto ai colleghi che si lasciano preferire sul terreno dell’esperienza. Nel ruolo di mezzala offensiva, soprattutto a gara in corso, potrebbe essere impiegato anche l’ex Nalini, elemento tatticamente versatile, in possesso dello spunto vincente ma troppo spesso frenato in carriera da importanti infortuni.
Per la casacca di trequartista, salvo sorprese dell’ultima ora, dovrebbero essere in ballottaggio il belga Vandeputte e Giacomelli. Calciatori sostanzialmente simili, abili nell’uno contro uno, capaci di creare superiorità numerica e di trovare la conclusione vincente al termine di una giocata individuale.
In attacco, infine, sono ben cinque le punte monitorate da Di Carlo: Meggiorini, Longo, Jallow, Lanzafame e Gori. L’esperienza del primo dovrebbe aggiudicarsi una delle due maglie, per sfruttare la bravura dell’ex clivense nel mettersi al servizio della squadra con la sua capacità di abbinare fisicità e visione di gioco, oltre a garantire un concreto contributo di reti. Longo, inizi importanti nell’Inter, si è un po’ perso per strada, ma resta un calciatore temibile dal punto di vista della finalizzazione, soprattutto se viene rifornito con continuità dai compagni. Di Jallow conosciamo le sue prestazioni condite da indolenza e imprecisione, ma anche gli spunti improvvisi che possono spaccare la partita, soprattutto se ha la possibilità di agire di rimessa. Gori, virgulto di proprietà della Fiorentina, reduce da una buona stagione ad Arezzo (9 gol), è il più interessante in prospettiva, mentre Lanzafame, ormai trentaquattrenne, dopo un quadriennio ricco di reti e soddisfazioni nel calcio ungherese, è ritornato in Italia per dimostrare di essere ancora un calciatore su cui poter contare, come testimonia il gol realizzato all’esordio contro il Monza.