Viviamo nell’epoca in cui ci siamo detti che bisogna andare avanti sempre e comunque, nonostante il maledetto covid continui ad insidiarci, a seminare paura e morte, a privarci di familiari ed amici.
Lo spettacolo deve continuare, il calcio più che mai perché i bilanci sono in rosso e solo giocando le tv e le scommesse possono garantire la sopravvivenza. Anche ieri, al Del Duca, lo show è andato avanti dopo che un ragazzo di nemmeno 23 anni è stramazzato al suolo, salvato dalla prontezza con cui il suo capitano ed un avversario sono intervenuti facilitando poi anche il successivo ed altrettanto tempestivo intervento dei sanitari.
Ci si è fermati una decina di minuti e poi si è portato a termine la gara. Come da regolamento. Alzi la mano, però, chi è riuscito a far finta di niente dopo! Quelle immagini e quella paura scorta sui volti dei calciatori che assistevano al dramma che in quel momento si stava consumando hanno preso il sopravvento tanto che seguire i quattordici minuti di recupero concessi dall’arbitro è risultato impossibile. È stato difficile ancor di più per chi era in campo riprendere e portare a termine la partita.
Lo spettacolo era già finito, si era interrotto al minuto 85 quando un ragazzo polacco col sogno di diventare un campione e di imporsi in Italia è caduto a terra, come fulminato. E se Di Tacchio e Parigini in quel momento si sono trasformati nei suoi angeli custodi, la lezione che quelle scene, quei momenti così intensi, terribili, disperati, ci ha lasciato è una sola: dinanzi alla Vita tutto passa in secondo piano, anche, se non soprattutto, il pallone.