Queste strofe, tratte dalla canzone “Zitti e buoni” dei Maneskin, freschi vincitori della 71ª edizione del Festival di Sanremo, sembrano delineare alla perfezione l’attuale momento vissuto dall’ambiente “tifo e dintorni” granata. Tanto, forse troppo è stato detto nelle ultime settimane sul concetto di tifo, spesso e volentieri da chi non ne conosce il significato intrinseco. Ci risulta, di fatti, francamente assurdo anche il solo pensare, oltre che il dichiarare a più riprese, che ci possano essere tifosi delusi quando si vince e festanti quando si perde. Non può essere concepibile, almeno non per chi, agli atti, può dimostrare di essere in grado di intendere e di volere.
Per moltissimi la Salernitana è intima, è favola.
È ciò a cui ci si aggrappa nelle giornate no. È ciò che viene in mente quando si pensa al primo amore che ogni uomo o donna ricorda sempre con piacere. Anche e soprattutto quando, come nel caso specifico, le vicende extra-campo rischiano di comprometterne la purezza tipica di ogni “amor cortese”. Tutto ciò, dunque, non può e non deve essere messo in discussione, tentando di trasformarlo in una guerra tra “Guelfi e Ghibellini” che, almeno ai più, non ha motivo di esistere.
Che Castori e il suo splendido gruppo stiano facendo “un miracolo”, meritevole di ammirazione e sostegno incondizionato, è cosa nota.
L’articolo 16 bis delle NOIF, ahinoi, pure.
Un “piccolo” dettaglio che scava un solco tra mente e cuore di ogni tifoso granata, checché ne dicano i distributori di patenti del tifoso, affiancati da alcuni “illuminati sulla via di Damasco”.
Già, perché, mentre il cuore gonfio di gioia guarda al futuro con speranza e ottimismo, la mente frena per paura della “fregatura” in agguato. Ed è scorretto ed intellettualmente disonesto addossare le colpe di tale discrasia ad una piazza che, nonostante tutto, arde di passione per quella gloriosa casacca.
Chi continua a fare appelli all’unità, ma nel frattempo non fa altro che creare ancora più divisioni, non si meravigli se, ad undici gare dal termine e ad un solo punto dalla promozione diretta, Salerno fa fatica a risvegliarsi dal torpore. Non si meravigli se non dà credito ai veri responsabili, per lo più silenti e distaccati, di questa situazione. Non si meravigli se, nonostante la posizione di classifica, non vede l’ora di liberarsi dalle catene della multiproprietà.
A Castori e i suoi ragazzi, a cui vanno rinnovata la stima e la vicinanza – purtroppo soltanto virtuale – per il prosieguo del campionato, il compito di “riportare a galla” una tifoseria a cui, da troppo tempo, manca il respiro.
Ma la passione no, quella non può mai mancare. Quella c’è sempre stata, dal “di Polo” di Giarre al “San Siro” di Milano incondizionatamente, fedelmente, instancabilmente.