Di solito si concedono ad un allenatore in difficoltà, stavolta gli otto giorni che Fabrizio Castori ha davanti a sé sono un orizzonte temporale che potrebbe spianare la strada ad una primavera da vivere in alta quota.
Otto giorni, infatti, sono l’intervallo di tempo che separa la gara di domani col Cosenza da quella del 21 marzo col Brescia, preceduta dalla trasferta del prossimo martedì a Cittadella.
Una squadra in lotta per la salvezza, una frequentatrice abituale dei playoff ed una grande delusa che, però, sta dando il meglio di sé quando incontra le prime della classe. Cosenza, Cittadella e Brescia sono compagini che hanno motivazioni da vendere ed obiettivi da centrare esattamente come la Salernitana.
All’andata, i granata vinsero a Cosenza, piegarono in casa il Cittadella all’ultimo respiro e persero male a Brescia, conquistando sei punti dei nove a disposizione. Ora, crediamo, Castori non firmerebbe per lo stesso bottino, perché in questo trittico di impegni a stretto giro di posta la Salernitana intravede, sotto sotto, la possibilità di dare continuità alla vittoria di Cremona e di sfruttare l’onda lunga del successo dello Zini per ritrovare la vittoria anche tra le mura amiche.
Dopo tre pareggi di fila,è tempo di espugnare l’Arechi tornando a vincere in casa e sfruttando il calendario che propone due gare interne in otto giorni, intervallate da una trasferta storicamente mai facile: dopo aver fatto crollare il tabù Zini, però, la Salernitana proverà a migliorare anche il suo rapporto col Tombolato, lo stadio in cui gioca il Cittadella.
Tre partite importanti, da affrontare una alla volta, certo, ma anche con la consapevolezza che con un bottino ragguardevole di punti la Salernitana potrebbe presentarsi alla sosta di fine mese ed allo sprint finale di aprile e maggio in una posizione ancora più altolocata della graduatoria.
La terza piazza in classifica è figlia della dedizione con cui Castori e la squadra hanno lavorato fin dall’inizio della stagione e rappresenta un premio, ad oggi platonico, per essere riusciti ad esaltare i propri pregi e a celare i limiti che pure in alcune gare sono emersi in maniera evidente. Ora più che mai Castori si aggrapperà alle sue certezze ed a quei principi su cui ha impostato il suo lavoro.
Questo nulla toglie e nulla aggiunge a tutto quello che la proprietà ha fatto o non ha fatto finora per il bene della Salernitana. Dei risultati positivi, andati anche oltre le aspettative di molti finora, ci si rallegra e si gioisce come collettività che si riconosce nel simbolo e nei colori.
Del modo di gestire la cosa granata, delle omissioni e delle mortificazioni di cui i patron, Lotito e Mezzaroma, e la dirigenza si sono macchiati in questi anni chi ha orgoglio, dignità ed onestà intellettuale non può certo far finta di nulla.
Più si avvicina la fine del campionato, più la squadra granata si fa valere nelle zone alte (l’augurio è che possa aggiudicarsi la promozione diretta), più si avvicina il momento della verità per la questione madre, quella che in questi anni ha avuto il sopravvento sui sogni e sui discorsi strettamente tecnici, ossia la multiproprietà.
Da più parti si assicura che “non esiste nessun divieto e che la Salernitana può tranquillamente approdare in serie A”. Se si volesse prendere per buona questa interpretazione delle Noif, non resta che trarre una sola conseguenza: noti i vincoli regolamentari, la Salernitana dovrebbe passare in altre mani.
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