Editoriale

Le code di paglia

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Ho ascoltato in questi giorni, peraltro da tribune qualificate, suggerimenti ad accantonare il problema multiproprietà, che magari la squadra risolverà vincendo il campionato. Mi pare, francamente, proprio una scempiaggine. Temo sia vero il contrario: non sarà la squadra a liberarci con la promozione. È questa proprietà che -se e solo se ha già venduto- renderà possibile il lieto fine.

Si mormora, ormai da settembre, di un preliminare già firmato. Circostanza auspicabile della quale, tuttavia, non si hanno certezze: ecco perché le vicende del campo appassionano taluni e talaltri pure, fino ad un certo punto.

Piuttosto, cattura l’attenzione -e profondamente rammarica- lo squarcio che dilania il Tifo Salernitano. Che anziché unirsi nella soddisfazione per le prestazioni della squadra ed al tempo stesso nella ferrea convinzione che la multiproprietà è un male da estirpare -a prescindere dai risultati- ahimè si divide.

All’indomani della sconfitta con lo Spezia, la Tifoseria Salernitana ebbe un sussulto, un rigurgito verso tutto quanto la proprietà rappresentava per la piazza. Al CentroSociale le anime del Tifo Granata vibrarono ma il consesso trovó convergenza  nella determinazione che Tutti -da quel momento in poi- avrebbero contestato, meglio ancora boicottato la multiproprietà: indifferentemente ai risultati, belli o brutti non importava.

Ebbene, appena dopo la prima vittoria -quella del Bentegodi- s’è letto di esortazioni a lasciar perdere tutto e pensare solo al campo. Non era passato nemmeno un mese e già affollavano l’etere bocche senza dignità, dita senza coerenza.

Per questa china s’è arrivati ad oggi: la Piazza s’è fatta condurre sul crinale.

Siamo ad un bivio pericolosissimo: se la Salernitana sale di categoria, ci troveremo con una nuova proprietà a ricostruire dalle macerie di una Tifoseria disunita a dir poco.

Andassero male le cose, si ricominciasse l’anno venturo ancora in egida di multiproprietà, ebbene: meglio dirlo oggi. Una parte della città si sarebbe consegnata al servilismo eterno: dovessero riproporsi le mortificazioni che finanche quest’anno Salerno ha dovuto subire, qualcuno potrà solo chinare il capo di fronte a proprietari e management, sotto la scure della più infamante ignominia. Aver sottomesso la fede ai risultati.

Ecco perché tifare per il preliminare, per gli uomini di Castori e per la Serie A. Non è in ballo una categoria e nemmeno più solo la Liberazione: bisogna ricomporre i cocci di un’intera Gente che, senza identità di Popolo, abiterà null’altro che una Terra di conquista.

Ah, chiunque si sentisse chiamato in causa non s’offenda: magari non ce l’ho con Lui. Si fa sempre in tempo.

L’onore basta non perderlo. Ma va bene pure ritrovarlo.

Ciro Romano

Tifoso della Salernitana e del calcio. Che ama raccontare con spensieratezza.

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