Fatti conto che questo è il biliardo, panno verde, palle, pallino e birilli. Pahh! Luce sopra. Tutto buio 'ntorno. Il silenzio più totale. Quando tu te hai la stecca 'n mano e mi metto sul biliardo e colpisco la palla si sente fare: 'toc, la palla colpita; stumb, la prima sponda; stumb, la seconda; stumb, la terza; tac, l'altra palla colpita; frrrr, i birilli in terra'. Cioè 'unnè un rumore: toc, stumb, stumb, stumb, tac, frrrr... è un suono, musica!. Io, Chiara e lo Scuro
Il velluto regala morbidezza all’ardesia. Un metro e mezzo di legno culmina nel cuoio del girello. Il tonfo sordo sull’avorio è preludio ad uno schiocco di dita: le biglie impattano, parte la sinfonia. Maneggiare la stecca è accarezzare uno Stradivari. Studio, applicazione, perseveranza: nulla, senza talento innato. Masako Katsura venne al mondo per giocare a biliardo.
Palazzo del Biliardo, San Francisco, 1976
La coltre di fumo si abbarbica al soffitto, le stecche poggiate sui tavoli: la pausa di mezza serata è proscenio d’uomini d’affari. Tra tumbler -pieni a metà di whiskaccio on the rocks- e consorti annoiate, i riflettori convergono su una sessantenne dagli occhi a mandorla. Alta -si fa per dire- meno d’uno e sessanta, s’alza dal posto e si dirige verso il tavolo centrale. Prende una stecca. Si china delicata sulla sponda corta, socchiude la palpebra, porta il colpo con la spalla. Cento punti, uno via l’altro, in pochi minuti. Il labbro inferiore del ciccione in papillon in prima fila resta abbassato, staccato dall’altro per tutto il tempo: la cenere si separa dal Cohiba, sbatte sul gessato e tocca terra, le dita sospese a mezz’aria. Poi la donna posa la stecca, s’inchina alla folla, torna al posto. Il silenzio di stupore è rotto dal primo applauso, cui seguirà uno scroscio di molti minuti. Chi l’ha riconosciuta ne sussurra il nome al vicino di poltrona, in un telefono senza fili che in un niente avvolge il salone.
Sarà la sua ultima esibizione in pubblico.
Terra del Sol Levante, 1950
Le nebbie dell’olocausto nucleare non si sono diradate. Il ronzio di Enola Gay tormenta i silenzi di un popolo marchiato a fuoco nella coscienza. L’economia nipponica è in ginocchio, tuttavia l’espansione comunista in Asia Orientale rappresenta l’occasione. Mao Zedong ha proclamato la Repubblica Popolare Cinese: per gli Americani un’intesa con il Giappone diventa più di un’opzione. Il Conflitto in Corea, indiscusso progenitore della Guerra Fredda, vedrà proprio dal Sol Levante i principali approvvigionamenti ai militari Statunitensi.
Il sottufficiale Vernon Greenleaf è di stanza alla base aerea di Haneda, a Tokyo: appassionato di biliardo, capita nella sala giusta. A dar lezioni c’è una donna: deliziosa trentasettenne, uno e cinquanta per quaranta chili di grazia ed eleganza, Masako Katsura ha guadagnato il rispetto dei maschi grazie alla sua straripante abilità. Se ne innamora a prima vista: la convince a concedergli lezioni private dapprima, la mano poi. Il fascino della divisa.
Storia complicata, quella di Masako. Orfana a dodici anni, la alleva sua sorella maggiore, sposata ad un brav’uomo che gestisce una sala da biliardo. Iniziata al lavoro ancora bambina, è lì che si guadagna da vivere. Prima dei turni e dopo la chiusura, tuttavia, si cimenta con la stecca: unico svago possibile quando non hai bambole, quando non frequenti amichette. Era scritto tra le stelle che Masako fosse baciata dal talento del fuoriclasse: il cimento diviene passione ed a quindici anni la ragazzina ha già stracciato tutti, coetanei e più grandi, ovviamente dell’altro sesso. È talmente brava da smorzare ogni pregiudizio per una femmina al tavolo da biliardo. Per l’epoca, assai più che una rivoluzione.
Una pioggia copiosa di successi caratterizza gli anni a venire. Poi l’amore e le giuste nozze. Che non furono esenti dall’indignazione di un Giappone ancora sanguinante Hiroshima. Un bel giorno, lo ZioSam richiama suo marito a San Francisco: per inciso, la capitale americana della stecca. Masako parte con lui.
Welker Cochran, otto volte Campione del Mondo ed icona del biliardo a San Francisco, aveva sentito parlare di Masako Katsura dai militari di ritorno da Tokyo. Aveva mandato suo figlio a scovarla in Giappone: il ragazzo, di ritorno, fu laconico.
Il campione finse di non sentire, ma un brivido scosse la sicumera dell’invincibile. Quando, a distanza di anni ed ormai ritiratosi, la vede entrare nel suo club è colto da un fremito che non sa spiegarsi: però le concede d’esibirsi. Mai visto nulla del genere: la leggiadria con la quale, con entrambe le mani, Masako telecomanda le biglie sul panno è qualcosa cui nessuno ha nemmeno mai osato immaginare. Quella donna pensa il biliardo in maniera troppo diversa, troppo più evoluta di chiunque abbia mai tirato di stecca al di qua del Pacifico. Ripresosi dallo sgomento, Cochran si presenta senza appuntamento -oh, lui poteva: eccome!- al Billiard Congress of America.
Il Campionato del Mondo del 1952 fu organizzato esclusivamente per veder giocare lei. Lo stesso Cochran si rimise in gioco: non foss’altro per prender parte all’evento epocale. Snocciolare i risultati -ragguardevoli, beninteso- di Katsy negli States implicitamente sminuirebbe la portata del suo impatto nella società a Stellestrisce. Devastante. Non solo e non tanto per i successi che esaltarono pubblico e stampa. Nemmeno per il modo in cui un gioco dominato dalla forza subì la rivoluzione delle idee, dell’estro, del virtuosismo della Nipponica.
Gli Anni Cinquanta furono caratterizzati dal ritorno delle donne americane nella sfera domestica, in un conservatorismo privo di resistenze. La stagnazione dei movimenti femminili ebbe nella minuta fuoriclasse nipponica uno dei contraltari più incisivi e significativi, ed avrebbe contribuito al processo di trasformazione ed assoluta innovazione dei Sessanta.
A cento anni dal primo colpo di stecca di Masako, le donne continuano a battersi per i diritti di base, la cui perdurante marginalità si lega al canovaccio delle priorità maschili. Una società che non permette alle donne di concorrere alla pari alla creazione delle regole d’ingaggio, non può permettersi il lusso di ignorare cosa accadde secolo fa. Quando una bambina sovvertì il cinico destino che la vide orfana. Un’adolescente assecondò il proprio estro in un ambiente gretto e maschilista. Una donna difese il proprio amore sfidando la morale pubblica, per la quale era sconveniente sposare un bombardatore e seguirlo in Patria. Una giocatrice di biliardo non tremò davanti ai mostri sacri della stecca. Costringendoli ad inginocchiarsi innanzi al suo metro e cinquanta.
Dall’alto del quale sovrastò il Suo Mondo.
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