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Adamonis, Veseli, Capezzi e Gondo. Attori non protagonisti diventati artefici di un sogno

Stagione partita all'insegna delle difficoltà, recuperata grazie alla volontà di scrivere un'importante pagina professionale

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Sono partiti per garantire il semplice completamento dell’organico, ed invece hanno guadagnato spazi importanti nei cuori dei tifosi granata. Stiamo parlando di Marius Adamonis, Frederic Veseli, Leonardo Capezzi e Cedric Gondo.
In una stagione che, iniziata per relegarli alla missione di volenterosi gregari, ha finito per renderli artefici di momenti significativi all’interno della marcia trionfale del gruppo.

Il ventiquattrenne lituano, reduce da alcune tribolate stagioni nell’inferno calcistico della terza serie italiana (Casertana e Sicula Leonzio) che avevano provveduto ad allontanarlo dalle incoraggianti profezie degli addetti ai lavori ai tempi della sua militanza nella formazione primavera della Lazio, nelle tre occasioni in cui è stato chiamato in causa per sostituire lo stratosferico Belec, ha disputato gare di grande spessore tecnico. Nel match casalingo contro la Spal, le sue acrobazie hanno fatto disperare Asencio, Sala e Segre e contribuito a far uscire indenne la Salernitana dal terreno di gioco. Il ragazzo, carattere arcigno e qualche intemperanza nel suo curriculum, ha accettato senza batter ciglio il ruolo di secondo, si è fatto trovare pronto ed è stato uno dei più euforici e coinvolti nei festeggiamenti promozione.

Altrettanto bella ed esemplare la narrazione calcistica che ha contrassegnato la stagione di Veseli, terzino/difensore centrale svizzero-albanese proveniente da una brevissima esperienza nella seconda divisione francese (Le Mans). Giunto a Salerno con i galloni di elemento esperto, protagonista di alterne fortune ad Empoli, dove ha affrontato campionati di serie A e B e indossato anche la fascia di capitano, il ventottenne jolly della retroguardia di Castori era stato frettolosamente bollato come calciatore prossimo ad imboccare il vialone del tramonto. Una valutazione ingenerosa, legata ad una sorta di incipiente stanchezza psicologica del ragazzo, più che al suo valore tecnico-tattico. Ed in effetti, gli inizi in maglia granata, caratterizzati da qualche distrazione di troppo e da scarse dosi di agonismo, sembravano quasi avvalorare questo progressivo distacco dalle ambizioni professionali coltivate qualche anno prima. Poi, Castori ha eseguito il provvidenziale tagliando alla fase difensiva, irrobustito la cerniera di centrocampo ed a beneficiarne sono state anche le prestazioni del nazionale albanese. L‘atleta scarsamente temperamentale ed un po’spaesato di inizio torneo, ha lasciato il posto ad uno dei guerrieri principali della ferrea retroguardia granata. Reattività, capacità di anticipare gli attaccanti, diagonali tempestive e concentrazione totale nel presidio dei sedici metri, hanno nobilitato la seconda parte del suo percorso al servizio dell’Ippocampo. Rendimento importante, sia da braccino del trio difensivo, sia da esterno sinistro in una difesa a quattro. Il tutto impreziosito dallo splendido gol che ha facilitato il successo in casa dell’Entella.

Stagione fantastica pure per l’indomabile Capezzi, motorino inesauribile della mediana di Castori. Anche l’umile Leonardo aveva scarpe piene di sassolini e tasche appesantite da sogni che desideravano riprendere il volo interrotto. Ventisei anni sono pochi per ammainare bandiera, ed allora l’ex centrocampista del Crotone, desiderato spasmodicamente da mister Torrente ai tempi della sua esperienza alla guida del cavalluccio, si è affidato alla generosità infinita del suo cuore, che ha dettato i tempi di un dinamismo senza soluzione di continuità e pregno di giocate importanti anche dal punto di vista tecnico. Pressing, palloni recuperati in quantità industriale, raddoppi di marcature, versatilità e disciplina tattica, ma anche incisività offensiva con i suoi inserimenti nei sedici metri rivali, due assist vincenti ed una splendida rete nel match casalingo contro il Lecce. Leader silenzioso e prospetto su cui puntare anche per il prossimo cimento in massima serie.

Lo scorso campionato, con Ventura alla guida della Salernitana, nell’ultimo tratto della lunga e vana rincorsa alla zona play off, Gondo fu l’uomo in più a disposizione dell’ex trainer della Nazionale italiana. Una gazzella imprendibile che, animata da una condizione atletica straripante, divenne una sorta di incubo per le difese avversarie, sotto forma di gol ed assist. Il perfetto prologo per approcciare il nuovo campionato, avendo in mente un unico obiettivo: consacrarsi in cadetteria e aiutare la propria carriera a spiccare il volo verso scenari ancora più allettanti. Ed invece l’inizio di stagione, avaro di soddisfazioni e caratterizzato da un ruolo assolutamente marginale (una ventina di minuti giocati nelle prime dieci partite), lo ha costretto a mordere il freno, a lavorare ancora di più, a pazientare, in attesa del momento propizio per svuotare il suo capiente bagaglio atletico e tecnico. Il ragazzo non ha perso fiducia in se stesso, preservando il sorriso e la capacità di restare legato al gruppo. Lentamente è iniziata la risalita, è aumentato il minutaggio, poi il venticinquenne ivoriano ha finalmente realizzato la prima marcatura stagionale, contro il Pescara e soltanto al diciannovesimo appuntamento del torneo. Però il suo capolavoro calcistico, che resterà indelebilmente impresso nella mente e nel cuore dei tifosi, è rappresentato dall’epilogo del campionato, con i quattro gol messi a segno nelle ultime 5 gare. Assolutamente fondamentali ai fini della promozione diretta (due contro il Venezia e il vantaggio iniziale sul campo del Pordenone), ma anche di una bellezza e di una difficoltà uniche. Il fraseggio rapido e stretto con Capezzi e il successivo tocco morbido a scavalcare il portiere del Monza, alla pari del pallonetto imparabile in terra friulana e preciso come una sentenza senza appello, sono stati due gioielli di una caratura tecnica che ha poco da spartire anche in un campionato importante come quello cadetto.

Adamonis, Veseli, Capezzi e Gondo: partiti per recitare da attori non protagonisti, hanno inserito le loro fondamentali tessere nello splendido puzzle del ritorno in serie A della Salernitana.

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