Editoriale

La serie A è una sfida affascinante: serve chiarezza per affrontarla al meglio. E per vincerla!

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Passano i giorni e sul futuro societario della Salernitana restano le incertezze che, fin dallo scorso 10 maggio, stanno prendendo il sopravvento nei discorsi e nei pensieri dei tifosi rispetto all’entusiasmo, alla soddisfazione ed all’emozione di aver conquistato un’altra promozione in massima serie, la terza della storia.

Non sono pochi gli esperti in materia di diritto societario che si sono espressi a favore dell’ipotesi del trust e, stando a quanto filtra da Roma, sarebbe intenzione dei patron, Lotito e Mezzaroma, dare vita ad un trust finalizzato alla vendita.

Sarebbe in pratica come provare – perché non è certo che la Figc darebbe il suo ok ad una soluzione del genere – ad affrontare il campionato di serie A con il cartello “vendesi” affisso all’esterno della sede sociale del club granata.

L’attuale società si impegnerebbe a conservare la categoria, per non far scemare il valore del bene, magari ampliando il parco calciatori con l’acquisizione di alcuni cartellini o di parametri zero, per cedere a terzi la Salernitana al prezzo giusto, cioè ottanta milioni di euro.

Non sappiamo quanto sia praticabile questa pista, sappiamo solo che aver raggiunto la serie A dovrebbe essere un nuovo inizio, rappresentare un punto di partenza per tutti e non semplicemente l’occasione per speculare.

Il prezzo non la fa chi acquista e nemmeno chi vende. Lo fa il mercato. La Salernitana ha operato in deroga negli ultimi otto anni, ben sapendo che non avrebbe potuto avere la medesima proprietà della Lazio in caso di approdo in serie A.

Possibile mai, allora, che, dopo aver pianificato a tavolino la promozione in massima serie lo scorso mese di agosto, scegliendo a tale scopo Castori (che non fu presentato ufficialmente in conferenza stampa perché tirava aria di contestazione), Lotito, d’intesa con suo cognato, non avesse anche pensato alle conseguenze della sua decisione estiva?

C’è chi sostiene che sia giusto che i due patron proseguano la loro avventura a Salerno, anche contro le famigerate Noif. C’è chi pensa che Mezzaroma possa e debba rimanere come socio di minoranza: ma a che scopo restare come azionista di minoranza, in posizione tale da non poter esercitare un sostanziale controllo sul bene? C’è ancora chi si sente rassicurato dalla prospettiva che la conferma dell’attuale dirigenza, che in massima serie non ha grande esperienza in verità, garantisca continuità gestionale come se, in questi anni, la Salernitana avesse brillato per pianificazione, per crescita del settore giovanile, per capacità di stabilire un dialogo con l’ambiente esterno e per strategie di marketing.

Tutti dicono la loro ed è giusto così. Per carità. Il rammarico è che da tre settimane in qua non si stia parlando di campo, di futuro, di acquisti, ma di ipotesi più o meno attendibili sul fronte societario. Restiamo dell’idea che il silenzio degli ultimi dieci giorni di Lotito e Mezzaroma possa essere il preludio a scelte ed annunci che, si spera, avranno come unico scopo il bene della Salernitana.

Nel giorno in cui ricordiamo il grande Agostino Di Bartolomei, l’unica cosa che ci sentiamo dire è: “Semplicemente guidaci ancora, Ago!”

Redazione

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