Editoriale

Quant’è bella Giovinezza

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Il sorteggio ha strappato più sorrisi del dovuto, allorquando a Jannik Sinner abbinava Pierre-Hugues Herbert. Oltre sessanta posizioni di differenza nel ranking restituivano al primo turno l’Italiano nettamente favorito.

Eppure, sinistri cigolii turbavano i timpani di chi, l’anno passato, assisteva attonito alle gesta del Francese nel secondo turno del Roland Garros, allorquando solo al set decisivo chinava il capo a Sasha Zverev. Prestazione maiuscola allora, a momenti meglio ancora oggi.

La vittoria dell’AltoAtesino rispetta il pronostico e tuttavia non è banale. Testa di serie -sebbene alta- a diciannove anni, l’hanno messo sul Lenglen e scusa s’è poco: al cospetto di un Francese, peraltro ben più mestierante. È partito bene, forse troppo: ha continuato a sfogliare il manuale laddove la partita, in certe circostanze, va fatalmente sporcata. Imparerà.

Sinner è alla ricerca maniacale degli ultimi centimetri di campo: giammai una soluzione banale, i colpi interlocutori lo annoiano. Quant’è bella giovinezza, che si fugge tuttavia… Si scopre falloso nel secondo set ed è un attimo lo perdi: nel terzo, poi, è Herbert a scoprirsi Noah. Finanche il rovescio dell’underdog, per solito macchinoso, mostra fluidità inconcepibili alla vigilia. PierUgo regge il ritmo forsennato e ribalta il punteggio. Si mette male.

Gioiellino nostro non manca in personalità, senza la quale non arrivi tanto in alto tanto in fretta.

Il quarto set è rappresentazione rabbiosa e comunque elegante: Sinner annulla un match point, impone la superiorità, se lo prende senza tie break. A quel punto, il crinale del match è alle spalle ed il quinto è dolce pendio, percorrendo il quale Jannik bada giusto a non sbandare.

Il traguardo è più sospiro che peana, poteva andare storta e sarebbe stato un peccato, nell’anno in cui l’Italia sfila a testa alta sul tappeto rosso parigino. Non di rado la prima settimana allena la condizione dei più bravi, in attesa che il gioco -già duro di suo- si faccia durissimo. Ciononostante, le tossine dei primissimi giorni finisci per pagarle poi: sconsigliato accumularne troppe.

Dopodomani il derby. Mager, ha portato via tre set a Peter Gojowczyk, Tedesco di seconda fascia eppure indomito. Cimento non banale. La sfida è tornasole della buona salute in cui versa l’ItalTennis, manna per chi scrive dopo decenni e decenni di bocconi amari alternati a miserevoli digiuni.

Che poi, uno spiraglio di luce s’è aperto pure nello spicchio del sedicesimo di Fabio Fognini, laddove Dominic Thiem, Meister su Terra Rossa, ha nobilitato la carriera di Pablo Andujar d’una gemma ormai inattesa. Onestamente? Ci sorprenderemmo superasse Fucsovics, eppure la tavola dello screanzato talento d’Arma di Taggia s’è improvvisamente imbandita. Troppo bendiddio perché non vengano strane voglie pure a pancia piena…

Bon appétit, Buon Tennis a tutti.

Ciro Romano

Tifoso della Salernitana e del calcio. Che ama raccontare con spensieratezza.

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