A casa delle aquile – 11 giugno 2000Embed from Getty Images
Il fatto è che non teniamo tradizione. Una volta sola li abbiamo vinti, con una monetina ed una ripetizione, che roba è questa?
I Campionati Europei di Calcio non lasciano il segno, diciamolo.
Non è che ci incentri la pianificazione della vita come può —poteva— accadere per un Mondiale.
È l’antipasto alle Olimpiadi, stop.
Magari se capita una partita nel weekend è —era— occasione di assembramento.
In verità, però, non viviamo in un frigo e ci scongelano ogni quattro anni.
Da qualche parte sarò pure stato nel 2000.
Se mi faccio aiutare dai suoni, mi viene fuori questo.
A venti anni di distanza credo il reato sia prescritto, posso confessare.
Al primo ascolto in radio, titolo e cantante, pensai ad un nuovo personaggio di Teo Teocoli.
Tant’è, Il background culturale di Antonio de la Cuesta l’ho imparato dopo, dopo che il mondo difficile, la vita intensa con la felicità a momenti ed il futuro incerto erano già entrati nel corredo emotivo delle frasi che ti ritrovi a canticchiare senza un perché.
Certissimamente, il Gelredome di Arnhem non è luogo della memoria, non lo è quell’Italia-Turchia.
La rovesciata di Conte dovrebbe, ma faccio peccato a dire di sì.
Pure Inzaghi nel tabellino, avevo dimenticato quanto mi facesse disperare in Nazionale.
Rigore inesistente e dalla curva turca vola “ogni ben di Allah (cit.)”.
In verità mi evocano di più nomi turchi, il Re e l’Imperatore.
Chè il secondo, Fatih Terim, prossimo allo sbarco in Italia, mi inquietava solo a guardarlo.
Il primo, Hakan Şükür —aka Toro non di Mariconda ma del Bosforo— dalla Turchia è dovuto scappare per divergenze di opinioni con Erdoğan.
Dice faccia il tassista ora, spero sia nascosto bene.
Santa Sofia – 11 giugno 2021
No, non è questa, la basilica di Istanbul, che ci starebbe bene.
È altra zona, slargo di un posto che chiamo casa e vorrei continuare a farlo.
Mi sfiora soltanto, in giorno che è feriale, questo Italia-Turchia.
La vedrò sì.
Ma è da tifoso granata, da salernitano, che di cose turche vedo e sento.
Inutile specificare. Sono passati giorni ormai.
E l’abitudine uno la dovrebbe fare, ma al circo, come allo zoo, non ci si abitua mai, è sempre capace di devastarti.
Verrà buono per fare pausa, questo Europeo che inizia stasera.
La settimana di lavoro che finisce, le borse che si chiudono, una partita che si gioca a Roma.
Tutto tranquillo, tutto regolare.
Ci potete mettere questa in sottofondo.
“Bussare sul legno” è come toccare ferro da noi.
Significa allontanare la negatività.
Cercate legname, quindi.
Un banco, la porta di un locale, una testa all’uopo confezionata.
I’m gonna knock on wood