Possiamo scriverlo ora. Ora che i social ci hanno invaso il salotto.
Facciamo le valige e andiamo… Non a Berlino, Beppe.
Andiamo su un’isola. No, non quella con le scogliere bianche.
Il calcio che avevamo nel cuore ha un lucchetto e la chiave non si trova più.
Brexit… No, footballexit.
Magari è pure un sollievo, da queste parti.
Per me, almeno, che ho “vissuto” la tragedia dell’Heysel.
E quindi lo dicevo sottovoce dell’ammirazione per il modello calcistico inglese, e britannico in generale.
Per la storia, sì. Per Nick Hornby pure.
Ma non per “Febbre a 90”, che pure ho consumato.
Il libro che preferisco di Nick Hornby ha poche pagine scritte da lui, è una raccolta con vari autori e si chiama “Il mio anno preferito”.
Lì dentro ho trovato identificazione e sogni.
Perché il tuo anno calcisticamente migliore può essere pure quello del St Albans City, perché puoi leggere una cosa così dei tifosi del Raith Rovers:
Dovendo digerire “Despacito”, io momenti così non li vivrò mai.
Il calcio è questo per me, fiera opposizione e disperata voglia di vincere.
Religioso rispetto dei simboli, pure quelli dell’altra gradinata, che posso sfottere, irridere, senza toccare simboli e colori.
Me l’hanno tolto, tutto questo, Beppe.
MI HANNO FISCHIATO L’INNO
E di politica non voglio sentir parlare, l’inno non si fischia.
E parliamo del resto.
“Modello britannico” è quella cosa in base alla quale un tifoso di qualsiasi fottuta squadra può programmarsi vita e trasferte in base ad un dogma: lo sa all’inizio della stagione quando e a che ora la sua squadra giocherà.
Perché lo sa? Perché si gioca per vincere sempre, perché fino all’ultima giornata può accadere che una squadra senza obbiettivi si giochi la gara contro quella che lotta ancora.
Dovrebbe essere la base questa —e buongiorno, Italia, dove i calendari le fanno le TV praticamente il giorno prima per il giorno dopo—.
Me l’hanno tolto, tutto questo, Beppe.
Lo leggi su Twitter. I tifosi inglesi stanno pregando Southgate di pareggiare con la Repubblica Ceca perché così eviterebbero la Germania negli ottavi.
Beppe, VO GLIO NO E VI TA RE LA GER MA NIA.
Con quale coraggio, dico io, me la posso prendere coi tifosi di Salerno che, pur di assaggiare un morso di serie A, hanno imparato le pieghe —scorrette e truffaldine— del trust e del trustee?
Eh, Beppe, qua qualcuno deve fare per forza le valige.
Sono forse io, signore?
E no, Beppe, questa citazione si adatta a loro non a me —o a noi, poco conta— ché quale sia l’esito e la destinazione finale, a tradire non sono stato io. Se il calcio è scappato da casa, io fuggirò con lui.
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