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Quel giorno hanno organizzato le macchine sono partiti per una trasferta.

Sono partiti da Molenbeek, diretti in Francia. Alcuni avevano un biglietto per la partita della Francia, altri dovevano farsi un giro in centro a Parigi.

Salam e i suoi amici stesero le strisce, decisero che quella notte sarebbe stata la loro.

Fecero una mattanza.

Quei ragazzi, simili a tanti ultras che girano l’Europa per seguire una squadra di calcio, con una preparazione paramilitare misero a ferro e fuoco Parigi.

Da quel giorno nessuno vide più il Belgio come quel luogo che accoglieva chiunque volesse lavorare. Le forze speciali, infatti trovarono ancora più cellule terroristiche in giro per Bruxelles, non ebbero il tempo di intervenire e renderle dormienti.

Ogni tanto quei gruppi ideavano, davano sfogo ad altre mattanze: in nome di Allah.

Eppure, oltre ad una fabbrica di terroristi, il Belgio era riuscito a creare una generazione di calciatori fortissimi.

Era riuscito negli anni ad essere indicato come nazione calcistica all’avanguardia, riusciva a vendere i suoi giocatori migliori al Chelsea: tutto per riuscire a costruirsi il centro sportivo. Riusciva a trasformarsi in esempio, ecco come i figli di immigrati africani possono ricevere i passaggi filtranti di un fiammingo.

E il loro compagno di reparto è uno che chiamano Ciro e, solo per sbaglio, è nato in Belgio.

Ecco, questi ragazzi hanno una missione: far capire che la loro nazione non è solo cellule terroristiche e trasferte che si tramutano in mattanze.

Dall’altra parte oggi ci sono 10 giocatori e un’industria.

BUDAPEST, HUNGARY – JUNE 15: Cristiano Ronaldo of Portugal celebrates after scoring their side’s second goal during the UEFA Euro 2020 Championship Group F match between Hungary and Portugal at Puskas Arena on June 15, 2021 in Budapest, Hungary. (Photo by Bernadett Szabo – Pool/Getty Images)

Anche questa industria, come tutte le altre, sta creando un indotto di ragazzini terribili. Una masnada di enfantes che, ad ora, stanno cominciando a camminare con le gambe.

Da una parte c’è la tradizione di un paese tranquillo, associato al signore di cui sopra. Dall’altra si staglia un paese che sta investendo nel turismo di settore (in Europa è ormai luogo culto per i surfisti), riesce a stringere la cinghia e, per quanto piccolo e silenzioso, ha una tradizione calcistica per niente male: tipo essere i campioni d’Europa uscenti.

Insomma, oggi si incontrano 21 ragazzi: ognuno con una storia diversa. Il 22mo, invece, fattura come una multinazionale.

Anzi, è una multinazionale.

Chi vince incontra Pessina.

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