Un portiere abile a giocare con i piedi, capace di far ripartire subito l’azione. Questo l'”ordine” che, agli albori del mercato autunnale di riparazione 1993, l’allenatore della Salernitana Delio Rossi diede al direttore sportivo Renzo Castagnini. E il dirigente granata accontentò il tecnico riminese. In quel novembre di 18 anni fa, approdò alla Salernitana, oltre a Breda, Tosto e Genco, un ventitreenne portiere barese prelevato dalla Sambenedettese, figlio e nipote d’arte (suo padre Francesco era stato attaccante nelle fila dei marchigiani, suo zio Vito punta con Palermo e Pistoiese): Antonio Chimenti.
Cresciuto nel settore giovanile della Samb ma chiuso da Stefano Visi, che, pur giocando in C si era guadagnato i galloni da titolare della Nazionale Under 21, Chimenti scelse Salerno e conquistò subito Delio Rossi, estasiato dalle doti di gioco dell’estremo difensore con i piedi (d’altronde, buon sangue non mente). Ne fece le spese Gigi Genovese, che dal 23 ottobre 1993, giorno di Lodigiani-Salernitana 1-1, esordio di Chimenti da titolare, finì in panchina.
La gara del “Flaminio” di Roma fu la prima di 146 presenze tra Serie B, Serie C1, Coppa Italia e Coppa Italia di Serie C con la Salernitana. Quattro stagioni in granata. Nella prima, la promozione in cadetteria con la vittoria nella finale playoff del “S.Paolo” di Napoli per 3-0 contro la Juve Stabia. Nelle successive due in B, le due promozioni sfiorate. Sogni interrotti solo all’ultima di campionato: a Bergamo contro l’Atalanta nel 1995 e a Pescara nel 1996. Infine, la stagione 1996-1997, l’ultima di Chimenti in granata, con quella salvezza arpionata alla terzultima giornata con il gol in extremis di Masinga contro il Castel di Sangro. Due settimane dopo, il 15 giugno 1997, l’ultima presenza di Chimenti, all’Arechi contro la Reggina.
La partita terminò 3-1 per i calabresi, ma fu sospesa per buoni 20 minuti a causa di un’invasione di campo. L’obiettivo dell'”affetto” dei tifosi fu proprio Antonio Chimenti. Si sapeva che sarebbe stata l’ultima, dato che il portiere era stato ceduto alla Roma per 3 miliardi di lire, voluto fortemente dal tecnico giallorosso Zeman. Chimenti si fece “avvolgere” dall’abbraccio dei sostenitori, arrivando anche a sostituire la bandierina del calcio d’angolo con quella dei mitici Granata South Force, che in quella giornata celebravano i 15 anni della loro esistenza.
Nell’estate del 1997, dunque, il passaggio alla Roma come riserva di Micheal Konsel. Il 21 settembre 1997, il giorno di San Matteo, l’esordio nel massimo campionato, entrando al 39′ al posto del centrocampista Vagner in quanto Konsel era stato espulso. La gara era Roma-Lecce 3-1. Fu la prima di 189 presenze in Serie A ottenute con le maglie di Roma, Lecce, Juventus, Cagliari e Udinese. Di queste, un’altra rimarrà indimenticabile.
Quella del 12 settembre 1998, quando Chimenti, da portiere della Roma, sfidò la sua Salernitana neopromossa in A. I giallorossi si imposero 3-1 ma Chimenti tremò in due occasioni: quando Song portò in vantaggio i granata e quando Breda colse una clamorosa traversa su punizione sull’1-1. Fu l’unica volta di Zucchina (questo il soprannome di Chimenti affibbiatogli da Totti) contro la sua Salernitana nella sua carriera (al ritorno all’Arechi ci fu Konsel in campo). E siamo sicuri che Chimenti non abbia ancora dimenticato (se mai lo farà) i 10000 tifosi granata che quel giorno ammutolirono la Curva Sud dell’Olimpico.