Prima ancora che un’operazione esaltante dal punto di vista tecnico-tattico, l’arrivo a Salerno di Franck Ribery rappresenta un provvidenziale balsamo calato dal cielo per allontanare gli oscuri presagi ed i pessimismi crescenti che, a partire dalle ore 20 dello scorso martedì, avevano iniziato a maramaldeggiare sullo spirito e la mente dei tifosi granata, ormai preda del disincanto, sempre più amareggiati e alle prese con una campagna di potenziamento tecnico incompleta e, per certi versi, addirittura imbarazzante.
Pertanto, il fuoriclasse francese, pluripremiato sui livelli calcistici più prestigiosi del palcoscenico internazionale, riporta il colorito roseo sulle gote esangui della passionale tifoseria salernitana. Dubbi non esistono sull’apporto che potrà fornire, nonostante le trentotto primavere già maturate sulla carta d’identità. Essendo un brevilineo, oltre che un professionista esemplare intento a curare meticolosamente la sua preparazione fisica nel recente passato, non tarderà a raggiungere in fretta la condizione atletica ottimale e a regalare ai nuovi compagni il necessario contributo di qualità ed estro per far approdare la squadra sulle sospirate sponde della permanenza in serie A.
L’ingaggio di Ribery, oltre a rivitalizzare psicologicamente l’ambiente granata, fungerà anche da scossa destabilizzante inferta alle compagini impegnate a contendere la salvezza agli uomini di Castori. Sapendo di dover scendere in campo per affrontare anche l’asso transalpino, non più solo undici calciatori affastellati confusamente e senza un convincente criterio tecnico, demolirà molte sicurezze preventive e quella sorta di ghigno beffardo e malcelato stampato sul viso dei dirimpettai di turno.
La talentuosa stella ex Bayern Monaco, regala alla Salernitana valore puro e instilla timore reverenziale nelle certezze nutrite dagli avversari. A beneficiare della sua presenza saranno gli stessi compagni di squadra, che scenderanno sul terreno di gioco con lo sguardo più alto e il petto esposto con maggiore orgoglio ai propositi bellicosi dei colleghi rivali. Vantaggi che arriveranno copiosi anche durante le sedute settimanali di allenamento, perché ci sarà tanto da imparare sotto il profilo meramente calcistico, ma anche studiando la meticolosità del campione esigente che è abituato a lavorare sui dettagli. Lezioni che, assimilate con frequenza, saranno uno sprone in grado di trasformare un semplice allenamento in un momento di pari intensità a quella espressa da un match di campionato.
Infine, pur non essendocene bisogno in quanto gli appassionati pallonari conoscono da anni il repertorio calcistico del neo astro granata, proviamo a fotografare Ribery sul terreno della collocazione tattica, cercando di individuare le soluzioni d’attacco che egli potrà garantire al calcio di Fabrizio Castori. Oneri ed onori, dunque, anche per il trainer marchigiano, il quale sa perfettamente di guadagnare tanto sul piano delle opzioni offensive, ma allo stesso tempo è consapevole di dover permettere all’elemento più estroso ed efficace dell’organico di rendere al meglio delle sue possibilità. Come? Innalzando il tasso qualitativo in campo della squadra e assumendo un atteggiamento tattico più propositivo. Ribery è un campione, però da solo non può compiere miracoli, mentre potrebbe risultare devastante se fosse affiancato da un paio di elementi capaci di esprimere il suo stesso linguaggio tecnico.
Diversi i ruoli interpretabili dall’ex viola, che può agire da trequartista, come esterno offensivo oppure vestendo i panni di seconda punta. Inoltre, essendo anche un combattente che non disdegna il sacrificio in fase passiva e il pressing sui portatori di palla avversari, non è da escludere neppure un suo impiego da mezzala.
All’interno del suo prezioso bagaglio calcistico, tante sono le doti custodite: abilità nell’uno contro uno, bravura nel creare superiorità numerica, rapidità di passo e di esecuzione con la palla al piede, sveltezza mentale nel concepire le giocate che spaccano gli equilibri delle partite, spunti da tradurre in imprevedibili ricami individuali che spiazzano gli avversari ed esaltano i compagni, visione di gioco nitida e, dulcis in fundo, anche efficaci numeri da esibire sui calci piazzati.
Senza Ribery, la Salernitana avrebbe fatto enorme fatica a mettere insieme gli oltre trenta punti necessari per agguantare la salvezza. Con lui in campo, l’impresa comincia ad essere uno scenario decisamente realistico.