Parole d’ordine: conquistare tre punti, iniziare a sgomitare con le rivali nella lotta per la sopravvivenza, smettere di sentirsi figli di un dio minore e, finalmente, cominciare a vivere l’esperienza della massima serie sorretti dall’entusiasmo che solo la ritrovata autostima può regalare. Vittoria contro il Genoa che allontana i cattivi pensieri, ma da interpretare immediatamente con il realismo ben noto a chi ha attraversato ostacoli e frustrazioni, rabbia e sconforto, lacrime e sangue.
La Salernitana comincia a rivedere la luce alla fine del tunnel, pronta a ripresentarsi, dopo la sosta, sul rettangolo di gioco con lo spirito battagliero messo in mostra nelle ultime uscite. Come già accaduto nello scorso campionato di B, subito dopo un filotto di risultati negativi anche nelle dimensioni, Castori sta lentamente ritrovando certezze sulla missione tattica da portare avanti.
Il segreto della passata stagione fu l’inserimento di Mamadou Colubaly accanto a Di Tacchio e Capezzi, con la costituzione di una mediana muscolare e aggressiva che rese ancora più arcigna e impenetrabile la fase difensiva. E, nel finale di torneo, determinanti furono anche gli apporti tecnici forniti da elementi offensivi che avevano trovato meno spazio nella prima parte del campionato.
Quest’anno invece, dopo un inizio improntato sul difensivismo maniacale esibito nelle prime prestazioni stagionali, soprattutto contro Roma e Torino, durante le quali la squadra è riuscita anche a difendersi bene e a lungo prima di crollare al suolo in seguito al micidiale colpo al mento inferto dal calciatore di spessore di turno, il trainer marchigiano ha compreso che per fare strada avrebbe dovuto rimescolare le carte, innalzare il tasso qualitativo dell’undici da spedire in campo e affiancare fantasia ed incisività offensiva al disciplinato copione conservativo che è, da sempre, il tratto distintivo delle sue convinzioni calcistiche.
La rivisitazione, a tappe, sta lentamente modellando l’undici base, spingendo la squadra ad indossare una veste più adeguata ad un torneo di gala come la serie A italiana.
Chiaramente, il lavoro di revisione tecnico-tattica è stato reso possibile grazie soprattutto all’arrivo a Salerno di Franck Ribery, che riesce ancora a fare la differenza, nonostante un’anagrafe non più generosa ed una condizione atletica necessitante di altri step per raggiungere lo stato ottimale. Il fuoriclasse francese infatti, oltre ad essere geniale e imprevedibile, è calciatore di temperamento e di gamba che non fa mai mancare il suo apporto anche in fase difensiva.
Questa consapevolezza ha indotto il coach granata a ridurre il tasso quantitativo della sua linea mediana: non più tre centrocampisti di corsa e temperamento, due dei quali adattati anche da mezzali, ma due metodisti davanti alla difesa (M. e L. Coulibaly) con licenza di strappare ed un trequartista che, oltre a fare la differenza, è un temperamentale mai domo nella lotta e nel pressare e inseguire gli avversari.
La riverniciatura pallonara di Castori, inoltre, ha interessato pure le corsie esterne. Anche in questo caso, il trainer granata ha fatto tesoro di un’indicazione tattica emersa dal prato verde e di uno sgradito imprevisto propinato dalla sorte. L’assenza di un intermedio destro in grado di garantire la doppia fase, l’infortunio grave patito da Ruggeri, valutata con attenzione l’abbondanza di interpreti presenti nel roster dei difensori centrali, hanno suggerito all’ex mister del Carpi di modificare l’assetto della retroguardia e incrementare il numero di marcatori puri (passaggio alla difesa a quattro, con Gyomber e Ranieri sulle corsie esterne), consentendo alla squadra di guadagnare, come è accaduto nella gara di ieri contro il Genoa, due calciatori di qualità (Ribery e Kastanos) nella zona nevralgica del campo.
Castori, pertanto, ha saggiamente accantonato l’integralismo dei suoi canoni calcistici, trovando una virtuosa sintesi tra i principi basilari del suo credo pallonaro e le necessarie modifiche imposte dai contrattempi e dalle evidenze tecnico-tattiche emerse dal rettangolo di gioco.
Una flessibilità che può portare solo benefici alla Salernitana ed aiutare il tecnico di Tolentino a creare basi importanti per un proficuo discorso tattico anche all’interno del principale campionato calcistico nostrano.
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