L’esonero di Fabrizio Castori è arrivato a qualche ora di distanza dalla sconfitta del Picco, che si conferma tabù per la Salernitana e per i suoi allenatori (anche Torrente fu esonerato dopo un ko a La Spezia), ma non sorprende più di tanto. Era da settimane che il fuoco covava sotto la cenere e la vittoria con il Genoa aveva solo sancito una tregua. Il generale Marchetti era convinto da tempo che si dovesse cambiare guida tecnica e già dopo la pesante sconfitta di Torino a Castori era stata prospettata la necessità di una sterzata nell’atteggiamento e nel rendimento della squadra in assenza delle quali avrebbe dovuto accettare il <<dimissionamento>>, come avrebbe poi confermato in una intervista televisiva il Generale, contrario all’esonero per ragioni di forma e sostanza (avere più di un allenatore sotto contratto avrebbe comportato una fisiologica erosione del budget stanziato per finanziare il trust granata) e sostenitore di una soluzione più ovattata che, però, mai avrebbe incontrato i favori del tecnico.
L’esonero di un allenatore è soluzione a cui nel calcio si ricorre spesso e, come avevano già fatto Verona e Cagliari, pareva abbastanza inevitabile che anche la Salernitana l’avrebbe percorsa. Che Castori possa aver fatto degli errori nelle scelte estive o nella gestione di alcune partite è questione anche superata, se si vuole, e che rileva il giusto.
Il punto è un altro: chi ha deciso per il cambio in panchina – e cioè Marchetti e Fabiani – pensa che un altro allenatore possa dare la svolta pur dovendo fare i conti con la rosa attuale? Ed ancora: è Stefano Colantuono l’uomo giusto per riuscire nell’impresa?
Il tecnico di Anzio si appresta a riprendere un discorso bruscamente interrottosi a Carpi, proprio dopo una sconfitta patita ad opera di Castori nel dicembre 2018 e dopo una lunga inattività, salvo la breve parentesi dirigenziale nella sua San Benedetto del Tronto, ed avrà tante motivazioni, ma non frequenta la massima serie da qualche anno e rappresenta una scelta che non incontra, ancora una volta, il favore della piazza. C’erano altri allenatori liberi, più freschi di panchina in massima serie, forse anche dagli ingaggi e dalle richieste più elevati. Come sempre, sarà il campo a parlare.
Sabato, contro l’Empoli, Colantuono festeggerà in panchina il suo compleanno. Alle motivazioni, alla voglia di rivincita, dovrà abbinare sangue freddo, visione lucida della situazione, idee, gioco, coraggio e poi, sperando che i risultati siano dalla sua, dovrà riuscire a farsi sentire e ad incidere sul mercato ben più di quanto sia stato in potere di Fabrizio Castori.
E siamo al punto più importante: Colantuono subentra e rileva una squadra all’ultimo posto in classifica che, secondo il generale Marchetti e, crediamo, anche secondo chi l’ha costruita sul mercato, cioè il direttore sportivo, vale di più della posizione occupata. Ammesso che sia vero ciò, è pur vero che non per questo una squadra che debba salvarsi non abbia bisogno di rinforzi. Bene: con chi Colantuono dovrà programmare la campagna acquisti di gennaio, dal momento che questa attuale società è in scadenza al 31/12/21?
Magari un rinforzo arriverà a breve, visto che Nicolas Viola da giorni sta aspettando l’ok definitivo, ma un piano più vasto di rivisitazione tecnica della rosa non può mancare e non può essere rimandato a tempi (si spera) migliori ma incerti e a condizioni ora come ora quanto meno nebulose nella loro realizzazione.
Dalla nebbia emergono, nitide, le responsabilità di chi a Salerno come a Roma ha benedetto il trust. Da Gravina in giù sono tutti corresponsabili. Ed ora non si perda altro tempo e non si continui a battere strade poco illuminate. Salerno deve uscire dalle nebbie e pretendere un futuro diverso. Diverso, almeno, se non migliore. Nulla contro Colantuono, allenatore che ha alle spalle tante panchine tra i professionisti, molte delle quali in A, ma ancora una volta, al momento di dare una sterzata, la Salernitana ha guardato indietro e non avanti. Sarà un caso?
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