È durata 433 giorni l’avventura di Fabrizio Castori sulla panchina della Salernitana. Per il tecnico di Tolentino un bilancio positivo culminato lo scorso anno con la promozione in massima serie. Castori paga anche per colpe non sue, ma nel calcio è noto che succede sempre così. L’unica colpa è quella di aver avallato scelte di mercato apparentemente incomprensibili con la presunzione di poter giocare la serie A con calciatori che poco hanno a che vedere con la massima serie. Ma questa, ormai, è storia passata. Al successore il compito di sbrogliare una matassa più che intricata.
Castori giunse a Salerno il 10 agosto del 2020 tra lo scetticismo generale. I tifosi mai hanno perdonato al trainer i suoi gesti polemici contro la Salernitana quando era allenatore del Trapani ma, soprattutto, ricordavano la precedente esperienza con la Salernitana nel 2008/2009 quando fu chiamato dopo la promozione in B, ma fu poi esonerato per far posto a Bortolo Mutti che durò lo spazio di un mese e mezzo. Castori fu richiamato ma ad aprile fu esonerato di nuovo per far posto a Fabio Brini che condusse i granata alla salvezza.
Quando Lotito decise lo scorso agosto di affidare la guida tecnica a Castori ci fu una specie di rivoluzione “social” ma il rendimento nello scorso campionato ha smentito tutti gli scettici. Con i granata, Castori ha ottenuto la sua decima promozione in carriera, forte di un girone di ritorno straordinario. La Salernitana ottiene la sua terza promozione in A e Castori diventa il beniamino dei tifosi, guadagnandosi sul campo la riconferma.
Castori è sopravvissuto anche al trust. La sua panchina non è mai stata in discussione fino a ieri, quando i granata si sono consegnati allo Spezia. Una vittoria ed un pareggio in otto giornate di campionato sono davvero poche, anche per chi ha regalato il sogno della A atteso per 22 lunghi anni.