A noi, i brividi che precedono la sosta.
Ci attende l’onda azzurra, quella che con coraggio abbiamo cavalcato con orgoglio, in un’estate tutta italiana.
Certezze dal dischetto targate “Mimmo Criscito”, distrutte da una rimonta che ribalta il risultato.
Non serve a nulla la gioia del “millennial” genoano, perché sulla sponda rossoblù, si posa un “usignolo” proveniente da Kiev.
Granata feriti, ancora una volta al tappeto e smarriti, colpiti dagli aquilotti spezzini con una vittoria di misura al “Picco”.
Equilibrio distrutto in un ambiente caldo, pressioni che accendono ulteriormente una rivalità, in una classica del nostro calcio.
Ci crede, incarnando proprio quel “fino alla fine” che caratterizza quei colori, quell’ex che non è nuovo, ai gol dell’ultimo respiro: “Juan Cuadrado”.
Nel buio non basta la luce “Joao Pedro”, poiché prevale l’eleganza di una Dea, in trasferta in terra sarda, con due colpi targati Pasalic e Zapata.
Tratti di gran calcio, accompagnati da molte disattenzioni che mettono paura.
In laguna qualcuno ci crede, spinto dalla magia che rende concreta, quella rimonta completata da Okereke che travolge Mou.
Come una condanna, perché non basta la reazione d’orgoglio.
Arnautovic come il giustiziere che, al minuto 78’, infligge l’ennesimo KO ai blucerchiati in ginocchio.
Ritmi alti, scambi e scatti, tutto nel teatro friulano che chiamiamo “Dacia Arena”.
Gioia che segue una beffa, Frattesi illude e delude, aprendo la strada ai bianconeri che possono gioire, urlando al cielo il nome di Beto.
Lo avevamo detto, paradossale ma non importa.
Sugli spalti non basta lo spettacolo salernitano, perchè il campo non sorride, al popolo granata assai preoccupato, per i risultati che non arrivano.
Sembra un incubo, una realtà che ospita nuovamente un ricordo non molto lontano.
Quell’incontro con il Verona non sorride di certo, ai partenopei inchiodati ancora una volta, su un pareggio che fa esultare Tudor e i suoi.
Dalla curva uno striscione che commuove ed apre gli occhi, a chi non dimentica i sacrifici in una grande emergenza sanitaria.
Ma poi c’è il campo, in un’atmosfera che infiamma e si riempie di ricordi, accendendo una città tesa come una corda di violino.
Un ex senza paura, dagli 11 metri contro il suo passato.
Nerazzurri traditi da una loro testa, e premiati da un estremo difensore che, ipnotizzando Lautaro, tiene a galla le speranze rossonere.
Un pareggio pieno zeppo di emozioni, proprio quelle che ci aspetteranno anche dopo la sosta.
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