Editoriale

Salernitana: chi alza la mano?

Tempo di lettura: 2 minuti
di Giovanni Vasso

Lautaro Martinez segna contro il Napoli e, invece di esultare, si scusa coi tifosi. Una mano sul petto e l’altra al cielo, porgono alla torcida nerazzurra del Meazza, l’offerta di un gol pesantissimo (che rilancia l’lnter nella corsa scudetto) a risarcimento del rigore sbagliato nel derby contro il Milan.

Un gesto incomprensibile, almeno per i (soliti) impuniti del pallone. Che, infatti, si sono immediatamente prodigati a smontarlo. Con le solite banalità, quelle non mancano mai e “arrivano” subito. Non c’è mica bisogno di scusarsi per un rigore sbagliato. Fa parte del gioco, è umano. Anche i più grandi hanno ciccato dal dischetto. Il “guaio” (per loro…) è che Lautaro Martinez si è preso una responsabilità, fino in fondo, col popolo sportivo che lo segue.

Gesti, fatti e non chiacchiere. Come (non) accade alle latitudini nostrane. Certo, non è che si possa chiedere qualcosa ai calciatori granata. L’impegno c’è, la maglia la sudano. Corrono, ci provano. Lo studente si applica pure, il problema è che proprio non ce la fa.

A chi chiedere di più? Non a Di Tacchio, Ranieri, Djuric. Nemmeno a Belec e Gondo, ai due Coulibaly, ai ragazzini annunciati in pompa magna e relegati perennemente in panchina. Forse, ma nemmeno troppo, a Simy, che è e resta un talento, seppur fuori posto. Niente, di sicuro, a Ribéry. Splendido leone folle che si è caricato in solitaria, lui derviscio rotante a 38 anni con la possibilità di farsi regalare pozzi di petrolio in cambio di tre palleggi, la croce di un popolo jastemato. Unico, tra l’altro, a metterci, sempre, la faccia.

Le responsabilità, a questo punto, non stanno a zampettare nel rettangolo verde dell’Arechi.

Chi ha deciso che questa Salernitana, leggera come una piuma, fosse competitiva? Chi ha ritenuto che una squadra senza società potesse davvero imbarcarsi in un’avventura come quella della Serie A? Chi ha pensato che vedere (anche) la Samp passeggiare all’Arechi potesse andar bene a una piazza tanto orgogliosa quanto generosa, come se non peggio di un nobile spagnolo, disposta a farsi letteralmente spennare pur di cantare al cielo “non tifo per gli squadroni ma tifo te”? Assumersi le proprie responsabilità, alzare una mano ammettendo un errore è tratto di eleganza e di signorilità.

Lautaro Martinez, evidentemente, signore lo nacque. Qualcun altro, per il momento, ha ancora un po’ di strada da fare.

Redazione

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