La stoccata vincente di Federico Bonazzoli, quando la squadra era ormai giunta ad un passo dal baratro, è paragonabile ad uno scossone che interrompe un brutto incubo e ti lascia per un po’ di tempo seduto sul letto ad ascoltare il cuore in subbuglio. Perché l’imminente sconfitta contro il Cagliari s’apprestava a fare danni anche alla speranza faticosamente concessa dalla inflazionata legge calcistica della matematica, scappatoia che non si nega a nessuno, soprattutto quando diventa difficile reperire argomenti credibili per giustificare l’approssimazione tecnica e la confusione gestionale maturate alla vigilia della stagione.
L’ex golden boy interista, caricatosi a dovere in settimana, ha affidato al suo educato piede mancino la rabbia covata a lungo per trafiggere Cragno, spedendo momentaneamente all’inferno la Sardegna pallonara pronta a tirare l’agognato sospiro di sollievo.
Un pareggio che fa felici le concorrenti impegnate a contendere la salvezza alle due squadre, le quali restano staccate dal plotoncino che le precede. Un punto che consente alla rantolante Salernitana di procrastinare la resa dei conti, mentre i rossoblù di Mazzarri, nonostante un organico di tutto rispetto, non riescono ad evadere da un fondo classifica inatteso e mortificante.
I granata hanno disputato la partita che era nelle loro possibilità, dovendo fare a meno di calciatori fondamentali in tutti i reparti. Colantuono ha schierato tre attaccanti, chiedendo però a Gondo di lavorare come centrocampista esterno, ha provato a disporsi con tre difensori centrali, ed è ritornato a giocare a quattro in difesa quando ha capito che il cambio stava creando difficoltà alla squadra.
Qualità di gioco se n’è vista poca, al netto delle giocate individuali di Bonazzoli. Però lo spirito è stato quello giusto: grinta, compattezza e volontà di restare agganciati alla stagione. Il Cagliari doveva vincere, è partito forte, ha incrementato il forcing nella ripresa, ma in porta ha calciato appena due volte, compresa la deviazione vincente di Pavoletti.
La Salernitana ha tenuto bene il campo ed alla fine, giocando con l’umiltà di chi è consapevole dei propri limiti, ha conquistato un punto sostanzialmente meritato, che, però, non muta una situazione di classifica decisamente complessa. Anche perché, dopo aver sprecato appuntamenti decisivi contro squadre alla propria portata, Djuric e compagni sono adesso attesi da partite che definir proibitive è un eufemismo.
Bisogna ripartire da questa abnegazione intrisa di realismo. Per continuare a correre sul prato verde, senza guardare la graduatoria e affrontando le carenze tecniche con un impegno e una dedizione in grado di rendere meno evidenti le nette differenze di valori espresse dal campionato. Lottare centimetro su centimetro, spingersi oltre le evidenze e assumere questa consapevolezza come base su cui edificare la speranza di poter almeno onorare il torneo fino in fondo, al di là dell’esito finale.
La città sa benissimo che la sua squadra, a causa delle ormai note e sempre più sgradevoli e poco trasparenti evoluzioni societarie, ha ridottissime possibilità di preservare la categoria, ma pretende che la maglia e la passione della tifoseria siano sempre onorate attraverso un impegno massimale. Poi il campo, come è già accaduto lo scorso anno, potrebbe anche regalare un’ulteriore gioia inattesa.
Lo spazio temporale per crederci esiste, sarebbe delittuoso non provare a percorrerlo con tutta la convinzione disponibile. Sperando di recuperare in fretta calciatori importanti per questo organico (Ribery,Strandberg, Kastanos, Mamadou Coulibaly), di stabilizzare l’entusiasmo di Bonazzoli e inserire i gol di Simy a pieno regime nel progetto tecnico.
Intanto le prestazioni individuali di alcuni elementi (Ranieri, Zortea, Lassama Coulibaly) registrano graduali e significativi progressi. Insomma, pur nella consapevolezza di essere al cospetto di un Everest calcistico difficile da scalare, qualche elemento di moderatissimo ottimismo bisogna coltivarlo. Per godersi fino all’ultimo istante una stagione che, seppur assai tribolata, conserva il fascino che solo gli appuntamenti con le grandi realtà calcistiche sanno regalare.
Tempo per riposare non ce n’è: lentamente si sta materializzando l’arduo confronto con la Juventus. Il pronostico non sembra concedere tanto spazio alla fantasia. Ma il libro del calcio conserva una letteratura colma di imprese imprevedibili. I ragazzi di Colantuono, sospinti dal proprio pubblico e affrontando il match con la caparbia serenità di chi sa che c’è ben poco da perdere e molto da guadagnare, potrebbero aggiungere una pagina firmata di proprio pugno.
Anche con il Napoli sembrava un’eresia il solo immaginare di tener testa a Coulibaly e compagni; il campo premiò una Salernitana che fece soffrire per l’intero match i più blasonati rivali. Il gioco potrebbe ripetersi, a patto che non vengano mai smarriti compattezza del gruppo, umiltà, scrupolosità nel lavoro quotidiano e voglia di stupire.