Si accorcia la distanza tra il Napoli e le milanesi, con una zona Europa molto calda che non smette di regalare emozioni.
Il turno infuocato senza alcuna certezza, pronto a stupire in ogni istante.
Un derby toscano perso che funge da motivazione per la viola, autrice di un tris calato sul terreno di casa.
Passione riposta nella voce della Fiesole, che a fine gara accoglie Commisso con un’onda enorme di affetto.
La solita straripante Dea, cala il poker al “Gewiss” strapazzando i lagunari, con un Pasalic che porta a casa un meritato pallone.
Un martedì spento al Bentegodi, molto acceso invece dalle parti di Salerno, dove i granata accolgono la Vecchia Signora.
Il tifo c’è ma non basta, così come l’atteggiamento degli uomini di Colantuono, perché i bianconeri diventano padroni incontrastati, nonostante lo scivolone finale di Paulo Dybala.
Emozionante però, il ricordo di Andrea Fortunato sugli spalti, come la coreografia che manda un segnale alla proprietà, per far sì che ci sia rispetto per l’amore dei tifosi.
Cade Mou ancora una volta, al Dall’Ara contro un Bologna schierato bene in campo, regalando a Sinisa un profumo che sa di Europa.
Devastante il ritmo dei Campioni d’Italia in carica, perché con facilità spaventano gli aquilotti spezzini, accorciando le distanze dalla vetta.
Dopo l’ora di gioco sembra il solito Napoli, ma Scamacca lancia segnali e noi italiani siamo da un lato felici, perché a marzo avremo bisogno di questa fame.
Ferrari su assist delizioso, firma il pareggio che manda in estati il “Mapei”, generando rammarico nei ragazzi di Spalletti.
Abbracci storici, tra un passato e un presente, perché Dida e Shevchenko ricordano subito la finale di Manchester.
Un Milan armato di cinismo, con un leader che funge da apripista, mentre Messias continua a vivere il suo momento magico in rossonero.
Beffa granata nonostante il vantaggio, perché l’Empoli resiste e recupera, strappando un pari tutto cuore grazie al sigillo di La Mantia.
Succede di tutto all’Olimpico, dove allo scatenato Beto risponde il solito Re laziale.
Ma se Molina sembra la pietra tombale, il cuore pulsa e i leader suonano la carica, con un sergente che firma il pareggio biancoceleste.
Nell’era del Var le emozioni sono schiave del tempo, e quando sembra che la favola sia a lieto fine per Sarri, il cuore friulano non smette di battere, con Arslan che sigla il 4 a 4 finale.
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