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Per affrontare la rabbia
Bisogna avere una tattica, yeah
Sai capita

Ci riprendi, Milano. E bentornato a me, a questa bandierina dell’anima su una carta geografica che non ti vedevo da prima del lockdown.

Sorella acquisita da fratello, stavolta sotto la mela non mi aspetta un concerto, una mostra —peccato, per Bansky in questa toccata e fuga non ci sarà tempo— però è un weekend speciale.

A San Siro per la prima volta in piccionaia, scelta deliberata perché il campo non ci distragga.

Cosa importa di cosa accadrà lì, perché dovrebbe?

Quale sarà il tabellino, per quelli ufficiali in piccionaia, per gli altrettanti disseminati negli altri settori, Milan-Salernitana ha valore di testimonianza.

Ciascuno scelga la propria, la mia sarà di sdegnato orgoglio. Ché domani da Fazio non dovrebbe andare Ibrahimovic. Ci vorrebbe una puntata speciale di “Amore Criminale”, dello stupro di una tifoseria bisognerebbe parlare.

I velinari narrano di offerte, ma questo fiato non è vento che faccia rumore in questa reunion iniziata ieri e che finirà domani.

In fondo, io sono già appagato.

Mi hanno saldato il conto ieri tra Porta Genova e via Gola.

Perché, vedete, quando un’amicizia prende corpo ed esce da un gruppo WhatsApp e lo slogan scritto diventa parola detta, allora capisci che non sei pazzo. O perlomeno non lo sei da solo.

La prenotazione al ristorante a nome infamato e falso, immaginando che sarà lui a pagare il conto —tranquillo, si fa per celia, abbiamo pagato del nostro, come sempre— è l’inizio di una serata tra fratelli che ha il vivo colore dello zafferano, degli sguardi, di parole che non c’è bisogno di dire.

Pellegrinaggio dell’anima che si chiude ad un tavolino sul marciapiede di un posto che non sai più se è strada o canzone.

Quattro ragazzi di diversa età, quattro pisciaiuoli fieri hanno rinnovato il giuramento. Ché l’ammore over cerca libertà, solo così può vivere.

Liberi ed a schiena dritta, aprici le braccia Milano.
Ché uno di noi stamane parla da “Sportweek”, il supplemento della “rosea”e qualcosa vorrà pur dire.
E no, non ci si mette nei panni di nessuno, noi.

Non si può non rispettarci, e forse volerci un po’ di bene.

Ci vediamo in piccionaia.

Giovanni Perna

Nato nel 1964, professione ortopedico. Curioso ma pigro. Ama svisceratamente Salerno e la Salernitana. Come sempre accade quando un amore è passionale, è sempre piuttosto critico nei confronti di entrambe.

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