Un nuovo colore in alto, la vetta ha un nome diverso, perché a sedersi momentaneamente sul trono, sono i Campioni in carica.
Le vicende extra campo non impensieriscono i blucerchiati, decisi e convinti, con il cinismo che acciuffa la gloria.
Genova si tinge con il “colore Samp”, mentre un buio cala sui genoani smarriti.
Solo mezz’ora di equilibrio, prima che il ciclone viola si abbatta sui granata, indifesi e in attesa di spiragli nuovi in società, perché continuare così è un’umiliazione per gli uomini stessi.
Alla vigilia forse qualcuno immaginava, sarà che in laguna l’intensità non manca, e certi messaggi vengono captati da allenatori esperti.
Problemi di comunicazione però in campo, dove chiudere i match sembra un’impresa ardua, ed è così che gli obiettivi pian piano si allontanano.
Il solito Beto che pian piano attira, gli occhi di osservatori pronti a far follie.
Il solito leader però, l’eterno campione che risponde al nome Zlatan, in grado di cancellare dal tabellino, una sconfitta che avrebbe recato troppi danni al diavolo rossonero.
Insidiosa la sfida, ma i 3 punti stavolta si colorano di granata, perché non basta la rete di Orsolini dagli 11 metri.
Sul serio, davvero incredibile la media gol di Simeone, in questa annata che sembra magica.
Non basta però, perché la Dea accende la luce e strappa punti preziosi, su un campo caldissimo come quello di Verona.
Nessuna traccia di “Sarrismo”, ma tante tracce di “Dionisismo”, con Berardi e Raspadori autori delle firme della rimonta nero verde.
Immersi in un mare di pareri, distratti fin troppo dalla concretezza, quella di cui dispone l’Empoli di Andreazzoli.
Giocare e divertirsi, sorridere e correre insieme, è proprio questo lo spirito di cui ha bisogno il calcio di ora.
Ciclone nerazzurro tra le mura amiche di “San Siro”, una sfida chiusa con un gran poker, in grado di spedire l’armata nerazzurra sulla vetta più alta del nostro campionato.
Reazione giallorossa, un riscatto firmato dalla retroguardia, con risultato secco che fa respirare Mou.