In attesa delle comunicazioni dei trustees in merito alla cessione della società, il dibattito sulla stesura del trust, accettato dalla FIGC nel mese di luglio, si è di nuovo acceso. Intervenuto alla trasmissione “Gol su Gol” in onda su Telecolore, il notaio Roberto Orlando ha rilasciato alcune dichiarazioni meritevoli di ulteriore approfondimento. Il notaio, oltre ad aver rivelato alcuni particolari di natura giuridica, ha anche prospettato una soluzione di emergenza nel caso in cui, nella peggiore delle ipotesi, non dovesse chiudersi la cessione nelle prossime ore. Di seguito, l’intervista rilasciata ai nostri microfoni:
Innanzitutto, lei crede che quella del trust sia stata la giusta soluzione?
«Secondo me, è stata una soluzione equilibrata, tra l’altro già accettata dalla FIGC qualche anno fa e utilizzata dalla Sampdoria per garantire i creditori di Ferrero. In sostanza è un’ottima soluzione, purché i trustees agiscano in modo indipendente senza dar conto a chi li ha nominati. La soluzione, quindi, è corretta, ma per far sì che lo sia effettivamente deve essere correttamente applicata.»
Lei ha dichiarato che i trustees hanno sfavorito l’acquisizione di diversi acquirenti. Ma il trust da chi e in che modo è stato scritto?
«Il trust è stato scritto da un collega notaio di Roma, ma è stato sicuramente eseguito sulla base delle indicazioni date dai disponenti, ossia Lotito e Mezzaroma, e dai loro legali che senz’altro avranno contribuito alla stesura dei documenti. In più, però, vorrei fare una precisazione: non ho detto che i trustess hanno sfavorito l’acquisizione della società da parte di terzi, ma che, molto semplicemente, hanno dato delle regole che, vista la scadenza al 31 dicembre, hanno creato delle difficoltà oggettive. Se per poter accedere alla documentazione è necessario effettuare un’offerta vincolante e versare una caparra del 5% per poter esaminare la documentazione e fornire garanzie, ciò significa caricare troppo di responsabilità a chi deve offrire. La mia preoccupazione è che non vorrei che, in caso di offerte non ritenute valide, si rimetta la palla alla FIGC e si apra un contenzioso, perché nel frattempo, come regola impone, la Salernitana verrà esclusa dal campionato. Non possiamo permetterci di aspettare un’eventuale misericordia della Federazione e pensare a tutti gli aspetti economico-burocratici. Ai tifosi questi aspetti non devono interessare. Quello che posso dire è che entro il 31 ci sarà un’offerta che rispecchierà le regole e i reali valori della Salernitana.»
A proposito di valori: l’advisor ha stimato il valore della Salernitana intorno ai 38 milioni. Chi ha commissionato la stima, che peraltro doveva essere esterna? La FIGC cosa ha controllato? Chi ha garantito e cosa ha preteso?
«In questo caso, dovrei entrare in delle dinamiche alle quali ritengo di dover essere estraneo. Non sono io ad aver commissionato la valutazione di stima, né tantomeno a dover valutare se questo prezzo è più o meno congruo. Io dico che da sempre il prezzo è generato dallo scambio domanda-offerta. Evidentemente nessuno ha offerto tale cifra, altrimenti la Salernitana sarebbe stata venduta. E non credo neanche che la proprietà possa dare ai trustees, trattandosi di un blind trust, il compito di vendere ad un prezzo non inferiore a questa cifra, perché altrimenti tutto ciò sarebbe incompatibile con la necessaria e doverosa autonomia dei trustees rispetto a chi li ha nominati. D’altronde, io credo che la vecchia proprietà abbia avuto tanto tempo per poter cedere le quote, non soltanto una volta raggiunta la promozione in A. Oggi, tra l’altro, stanno uscendo diverse conferme di offerte di potenziali acquirenti prontamente rispedite al mittente. Ad esempio Mencucci, rappresentante di Radrizzani, ha offerto 27 milioni a giugno. Un’offerta, francamente, di tutto rispetto, ma che non è stata accettata. Oltretutto, mi pare normale anche il fatto che, più tempo passa, e più il valore scende. Non si può certo pretendere di venderla, oggi, a determinate cifre. Oggi il prezzo sarà in linea con i valori della società, che sono desumibili dai documenti contabili depositati negli anni nel registro d’impresa. Tutto il resto sono chiacchiere.»
Secondo lei, questo andare avanti di proroga in proroga è dipeso dalla mancanza di offerte congrue o da altri aspetti?
«Questo non saprei dirlo, anche perché non sono animato da intento speculativo. La mia è soltanto una ribellione da tifoso, anche se conosco i trust e come funzionano. Da tifoso credo che sia un dovere evitare il rischio di cancellazione dal campionato di Serie A di una squadra che l’ha meritata sul campo. Sarebbe un’onta per la città e una vergogna per la tifoseria. E’ giusto che ci sia uno scatto di orgoglio di fronte a questa situazione, alla quale la città ha assistito passivamente. C’è bisogno di qualcuno che si prenda la responsabilità di tentare di salvare il salvabile.»
Sulla scorta di ciò, lei si è detto pronto ad offrire una scialuppa di salvataggio. E in che modo? Chi, eventualmente, acquisterà la Salernitana?
«In questo momento sono autorizzato a fare soltanto il nome dell’avvocato Tedesco, che è persona di tutto rispetto. Siamo innanzitutto due amici che hanno a cuore le sorti della Salernitana. In più, abbiamo altri amici che ci hanno manifestato stima e sostegno, nonché la volontà di far parte di questo progetto. Tutto ciò, ovviamente, sempre legato al fatto che non c’è nessun intento speculativo. Il nostro intervento è semplicemente quello di consentire alla Salernitana di continuare il campionato ed evitare il rischio di una revoca dell’affiliazione. Poi, non appena si dovesse malauguratamente verificare questa situazione, il nostro impegno sarà la ricerca di un gruppo che abbia la forza economica, la passione e il rispetto per questa città, intenzionato ad investire e fare calcio a Salerno.»
Una volta scaduto il termine autoimposto dai trustees, ossia il 15 dicembre e se non ci dovessero essere delle offerte vincolanti ritenute congrue, qualsiasi offerta vincolante ricevuta dal 16 in poi dovrà necessariamente essere accettata o può essere ancora una volta rifiutata?
«A nostro giudizio, deve essere necessariamente accettata, perché i trustees hanno il potere ma anche il dovere di procedere alla vendita. Tra l’altro, non possono prendersi la responsabilità di far escludere una squadra dal campionato, anche perché dovranno rispondere in prima persona dei danni di immagine dell’intera città, dei danni economici che in ogni caso subirebbe chi li ha nominati e di chi ha acquistato i diritti televisivi. Sarebbe, dunque, una responsabilità enorme non procedere alla vendita per un capriccio. Poi è chiaro, ognuno nella vita si assume le responsabilità che ritiene corrette.»
Quindi conferma che, stando a ciò che è scritto all’interno del trust, i trustees negli ultimi giorni disponibili sono obbligati, in qualche modo, ad accettare anche una cifra nettamente inferiore a quella originariamente stimata?
«Questo lo vedremo. Nel frattempo, loro si sono dati delle regole che sono più stringenti delle norme Noif, come ad esempio la richiesta di un certificato di indipendenza dalla vecchia proprietà. Un aspetto che, francamente, non ho ben compreso, visto e considerato che già le norme Noif parlano sostanzialmente dell’incompatibilità tra parenti fino al quarto grado. Forse vogliono evitare che si possa immaginare che un domani la cessione possa essere annullata perché, eventualmente, si potrebbe attestare che gli acquirenti possano essere fiduciari dei disponenti. Io continuo a dire che ogni potenziale acquirente è tenuto soltanto ad offrire, tutto il resto non lo riguarda. I trustees devono cedere la società a chi offre la cifra economicamente più vantaggiosa. Che poi valutino anche l’aspetto sportivo e i progetti che gli acquirenti intendono fare ci può anche stare, anche perché questi non sono senz’altro degli aspetti secondari. Però, io credo che il loro incarico sia solo quello di vendere le partecipazioni, non quello di valutare gli aspetti sportivi. Aspetti, ribadisco, dai quali sono totalmente estranei, ammesso che non si trovino di fronte ad una parità d’offerta.»