Ha 178 anni ma è ancora di un’attualità straordinaria. E in questi giorni tutti quanti noi lo riscopriamo, pronti a raccontarlo a mo’ di favola ai più piccoli. Si parla naturalmente del “Canto di Natale“, capolavoro dello scrittore inglese Charles Dickens, redatto nel 1843.
La trama è nota ai più. Protagonista è un anziano e tirchio banchiere londinese, Ebenezer Scrooge, che pensa solo a lavorare e a guadagnare, che odia fortemente il Natale perché è un giorno che lo “costringe” a tener chiusa la banca e a perder denaro e che, per questo motivo, è caldamente osteggiato dagli abitanti di Londra. La Notte di Natale, Scrooge riceve la visita di tre fantasmi: quello del Natale passato, quello del Natale presente e quello del Natale futuro. Episodi che lo turbano ma che, allo stesso tempo, lo migliorano. La mattina di Natale è un altro Scrooge. Il banchiere, finalmente, accetta l’invito del nipote Fred a pranzo e aumenta lo stipendio al suo dipendente Bob Cratchit, occupandosi anche di tutte le spese concernenti la cura del figlio malato di quest’ultimo, Tim.
La situazione attuale della Salernitana ha tanti responsabili ma chiaramente il principale resta Claudio Lotito, reo di non aver risolto in tempo la questione relativa alla multiproprietà. Ebbene, si potrebbe adattare il “Canto di Natale” di Dickens alle vicende della Bersagliera. Nel ruolo di Scrooge, che sembra davvero calzargli a pennello per una serie infinita di motivi, Claudio Lotito.
Immaginiamo che Lotito, la Notte di Natale, riceva la visita di tre fantasmi. Il primo è il fantasma della “Salernitana passata“. Un fantasma che renderebbe edotto Lotito della Storia della Bersagliera, che il signor Omnia Service non conosce come è dimostrato dalle solenni cantonate cha ha preso in questi anni. Il fantasma della “Salernitana passata” racconterebbe a Lotito di cosa accadde quel 19 giugno 1919 al Corso Umberto I, n° 67, grazie ad Adalgiso Onesti, Vincenzo Giordano e Matteo Schiavone. Racconterebbe del “Piazza d’Armi”, della prima partita a Castellammare di Stabia il 15 febbraio 1920 vinta con gol di Nicola Aliberti.
Racconterebbe della prima promozione in B nel 1938, con Carpinelli presidente e Hirzer allenatore. La prima di undici promozioni, 3 dalla B alla A, 7 dalla C alla B e 1 dalla Seconda Divisione alla Prima Divisione Lega Pro. Racconterebbe del Vianema, di Margiotta e Onorato gemelli del gol, di Iacovazzo “O’ Lione“, di Tom Rosati e Pierino Prati, del Vestuti infuocato e sfortunato degli anni Settanta e Ottanta. E ancora racconterebbe di Soglia, Ansaloni e Di Bartolomei, racconterebbe dell’Arechi, delle lacrime versate a Pescara asciugate dal trionfo di Napoli contro la Juve Stabia. Racconterebbe di Rossilandia e della seconda Serie A. Racconterebbe di Lazzaro al 94‘. Racconterebbe di Di Napoli incoronato sotto la Sud. Racconterebbe di Calil, Gabionetta e di quel motivetto che fa “intervengo da Benevento, il Messina ha fatto gol“.
Lotito comincerebbe a capire tante cose, ma mentre riflette riceve il fantasma della “Salernitana presente“. Il fantasma comincia il suo racconto in maniera allegra, con il rigore di Tutino a Lignano Sabbiadoro e quel 10 maggio a Pescara. Scene di giubilo, con Salerno che si colora di granata per la terza promozione in Serie A. Poi, la festa all’Arechi con lo stesso Lotito che inneggia alla folla con la promessa di allestire una squadra competitiva mentre la moglie Cristina Mezzaroma afferma che spera che chi sarebbe subentrato il mese dopo avrebbe fatto anche meglio di loro. Il racconto qui improvvisamente da allegro si fa cupo. La vendita non arriva, Salerno col fiato sospeso per l’iscrizione che arriva grazie a un escamotage accettato (dopo una prima bocciatura) dalla FIGC: il trust. Sospiro di sollievo e si iniziano a conoscere i due trustee, Susanna Isgrò e Paolo Bertoli. Si inizia a conoscere un Generale della Finanza in pensione, Ugo Marchetti, nuovo amministratore delegato. E fa cupolino anche chi ha materialmente scritto il trust, l’avv. Silvia Morescanti, compagna del ds della Salernitana Angelo Fabiani, che invita tutti a “godersi” la Serie A.
Fabiani promette che i soldi ci sono per allestire la squadra. Il fantasma della “Salernitana presente” si fa una fragorosa risata e continua il suo racconto. Parla di un fuoriclasse che è venuto a dare una mano a un gruppo sgangherato, Franck Ribèry. Parla di Di Tacchio, Schiavone, Aya, Kechrida, Jaroszynski che calcano i campi della Serie A. Parla di Simy che non segna neanche a pagarlo. Parla della staffetta in panchina tra Castori e Colantuono. Parla di una tifoseria fantastica che segue la Salernitana ovunque ma di una squadra che non ne è degna. Parla di un mesto ultimo posto in classifica al giro di boa. Parla di un signore dai capelli bianchi che fissa al 31 dicembre il termine ultimo di vendita della Salernitana, pena esclusione dal campionato.
Esclusione dal campionato? Lotito comincia a farfugliare qualcosa. “Ma come, mi avevano detto che c’era la pror…“, quando un’ immensa luce illumina a giorno la stanza. Si tratta del fantasma della “Salernitana futura“. Che comincia a rimproverare duramente Lotito. Facendogli vedere come la maglia granata e l’ippocampo siano stati sostituiti da un cavalluccio marino bello ma non caratteristico con sovrascritto “SALERNO” e che ora all’Arechi giochi una bella squadra che si chiama FC Salerno. Però parecchi sono rimasti a casa perché FC Salerno è bello ma non è la stessa cosa di “Salernitana”. Il fantasma si ribella: “mi stai tenendo prigioniera per puro sfregio e per mero sadismo verso una città che si è spenta. Lasciami libera. Una volta e per sempre”.
Lotito finalmente si desta. E’ Natale. E’ Natale dopo una notte di insegnamenti. Lotito alza il telefono e chiama il signore che aveva minacciato l’esclusione dal campionato: “Ok, hai vinto, ho giocato anche troppo, la Salernitana è libera“. E sarebbe il Natale più bello di sempre.
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