In vista di Napoli-Salernitana di oggi pomeriggio, chiediamo lumi per quanto riguarda l’ambiente partenopeo al giornalista di MondoSportivo.it Vito Coppola.
Ciao Vito. Allora, la Salernitana sarà presente al “Maradona” senza 8 positivi più altri infortunati e in pratica senza allenamenti nelle gambe. È calcio?
“Ciao. Beh, potrebbe anche essere sport ma non a questi livelli. Gli interessi nelle massime serie nazionali calcistiche sono enormi, ci sono in ballo decine di milioni di euro tra piazzamenti e retrocessioni da evitare. Così diventa tutto drogato e non solo per le squadre come la Salernitana direttamente interessate e falcidiate. Si innesca un effetto domino per cui tutto il movimento ne può trarre benefici o uscirne penalizzato. Pensate a chi incontra una squadra oggi dimezzata dei suoi campioni (per Covid sia chiaro, non per infortuni) e domani una diretta concorrente se la ritrova ad affrontare con tutti i titolari in gran forma“.
Valeva la pena fermarsi un paio di settimane post Natale e mettersi d’accordo seriamente tra le squadre per un protocollo che falsasse il meno possibile il campionato?
“Fermare la Serie A sarebbe stato giusto ma, si sa, gli interessi di terze parti sono troppo alti. Lo sport e le vicende strettamente del campo ormai sono diventate di secondo piano in ordine di importanza. La Premier ha fatto da traino, per prima si è ritrovata piena di casi, hanno anche avuto una riunione per decidere di fermare tutto nella settimana antecedente al Natale. Lì già avevano numeri che in Italia sono arrivati solo a gennaio, hanno comunque deciso di andare avanti con tutti i turni, rinviando a macchia di leopardo solo alcune partite. Non dimentichiamoci del motivo più importante per cui non si è fermato il calcio ai messimi livelli: un calendario troppo fitto di impegni, il calcio è ormai un business infinito, si gioca sempre e il verbo fermarsi è divenuto sinonimo di eresia“.
Come giudichi il campionato del Napoli finora?
“Alti e bassi in pieno stile Napoli. Ma parlo di risultati, non di prestazioni. Perché ci sono state pochissime gare giocate male o sottotono dagli uomini di Spalletti (vedi ad esempio la gara dell’Arechi) ma in partite dominate con tante palle-gol gli azzurri sono usciti sconfitti in modo inspiegabile. È stato un bel Napoli quest’anno, nel complesso, anche se le critiche non sono mai mancate, è normale che i tifosi vogliano sempre di più“.
Che obiettivo si possono porre i partenopei?
“L’accesso alla prossima Champions è l’obiettivo attuale, che pare al momento disegnato su questa squadra. Bel gioco, talenti in grado di cambiare il corso di una gara equilibrata, forza mentale di un gruppo cresciuto. Ma se vogliamo a inizio anno pareva in discussione anche un sesto o settimo posto. Poi, dopo 12 turni, c’era chi iniziava a credere che fosse l’anno giusto per il sogno scudetto. Insomma, le classiche montagne russe di sensazioni ed emozioni che vivono le piazze di squadre che vincono poco o che non vincono da molto tempo. Per gli obiettivi del Napoli saranno fondamentali le gestioni di possibili assenze, infortuni o quant’altro potrebbero influire sul piazzamento finale“.
Come giudichi i primi giorni di Iervolino da presidente della Salernitana?
“Troppo poco ancora per giudicare. La Salernitana vive grazie a Iervolino e questo già è tanto, l’arrivo di Sabatini indica un percorso che vuole intraprendere questa società. I granata possono guardare con più ottimismo al futuro, soprattutto quello a lungo termine“.
Sabatini ha detto che crede nella salvezza: solo circostanza o ci si può fidare del nuovo ds?
“Le parole nel calcio sono come un macigno, possono muovere molto soprattutto in senso negativo. Non poteva dire una frase diversa da quella detta. Il punto è un altro: ci crede davvero o no? Sabatini è un uomo di calcio e sa che può succedere di tutto, la salvezza dista 8 punti con 17 partite da giocare. Realisticamente pare un’impresa difficile da realizzare ma mai tirare somme così presto. Ci vuole fiducia in se stessi, fare gruppo, remare insieme e ci vuole anche il fattore “C” perché le altre non staranno di certo a guardare“.
Quanti e quali acquisti farà la Salernitana in questa sessione?
“Confesso che le vicende legate al mercato mi hanno sempre poco entusiasmato. Trattative, retroscena, impedimenti improvvisi mi incuriosiscono parecchio ma mi piace scoprirli dopo, non durante. Perché a mercato aperto le voci che vengono fuori sono sempre drogate da chi ha interesse a farlo. Si accostano nomi solo per pubblicizzarli e far partire aste oppure sono solo speculazioni giornalistiche in cerca di click facili. Ad ogni modo se la Salernitana riuscisse a portare due difensori esperti tra Fazio, Maksimovic, Caceres e Izzo (o qualche altro nome di esperienza) sarebbe un ottimo inizio. Rinforzare la mediana è un obbligo, questo calcio è fondato sulle palle recuperate a centrocampo e sul non buttarle via facilmente. In tal senso si parlava di Verre che sarebbe un bel prospetto per Salerno. Poi per l’attacco bisogna capire cosa vogliono fare i giocatori attualmente tesserati, devono credere nel progetto per restare e fare bene, altrimenti diventa inutile che restino. Ma a quel punto trovare rimpiazzi all’altezza là davanti diventa un’impresa impossibile anche per uno del calibro di Sabatini“.
In conclusione, un calciatore potenzialmente decisivo per parte
“Bella domanda. Bisognerebbe capire se si gioca e chi gioca. Per il Napoli dico Zielinski, già decisivo all’andata, per la Salernitana direi Di Tacchio, sia per le potenzialità del giocatore che per il fatto che spesso calciatori in odore di trasferimento cambiano le proprie sorti con prestazioni maiuscole“.