Devastata da infortuni e covid, frenata dalle sue ataviche carenze strutturali, la Salernitana tiene testa al Napoli per ben quarantacinque minuti, dopo esser passata in svantaggio ed aver recuperato il pareggio con la potente conclusione di destro del mancino Bonazzoli.
Un rigore inesistente, concesso in pieno recupero del primo tempo per una spinta impercettibile di Veseli ai danni di Elmas, facilita il percorso verso la vittoria degli uomini di Spalletti. Successo dei padroni di casa che, probabilmente, sarebbe comunque arrivato nel secondo tempo. Però è plausibile ritenere che l’episodio sia risultato decisivo sul morale di una squadra, quella granata, già appesantita da precaria condizione atletica e fisica e da un’insicurezza di fondo che è compagna fedele del gruppo da inizio stagione.
Pertanto, stando ben attenti a non scivolare in un vittimismo fuori luogo che non ci appartiene, è comunque doveroso inserire, in un’analisi oggettiva del match, la leggerezza interpretativa del direttore di gara Pairetto. La partita, sin dall’avvio molto complicata per la truppa di Colantuono, è terminata, anche grazie all’errore grossolano del fischietto torinese, al minuto quarantasette della prima frazione di gioco.
Nessun alibi può rimuovere le macerie tecniche lasciate dalla precedente gestione societaria. Però è altrettanto vero che le direzioni arbitrali hanno il dovere di prestare maggiore attenzione e accantonare in fretta la superficiale tendenza a derubricare come non gravi gli errori destinati ad una presunta ‘vittima sacrificale’.
Una nuova proprietà, entrata nel mondo del calcio con la ferma intenzione di pianificare una programmazione economicamente onerosa, ambiziosa e trascinante per una tifoseria desiderosa di riscatto, merita il dovuto rispetto e di coltivare il ‘folle’ sogno di poter ancora raddrizzare un’annata compromessa da colpe altrui.
Qualcosa di simile era già accaduto nella contesa persa al ‘Franchi’ di Firenze, quando un evidente fallo su Obi ed un altro su Kastanos, non fischiati, spianarono la strada al successo di una Fiorentina in chiara difficoltà nella prima mezzora di gioco.
Così come non è piaciuto che il giudice sportivo, tra le tante partite saltate per le note vicende legate al covid, abbia mostrato una fretta ‘sospetta‘, quasi innaturale, nel giudicare uno dei match che chiamano in causa la Salernitana. Al momento, infatti, l’unico giudizio di merito, con relative sanzioni, è stato formulato sulla gara Udinese-Salernitana, con la sconfitta a tavolino ed un punto di penalizzazione inferti alla società granata.
Pertanto Patron Iervolino, tra un’intervista e una consultazione di mercato con la volitiva competenza del direttore sportivo Sabatini, farebbe bene a vigilare e a ricordare con fermezza all’intero universo pallonaro, preservando una forma scevra da inutili atteggiamenti piagnucolosi, che il suo approdo sul pianeta calcio è un progetto intriso di voglia di stupire e risultati importanti da realizzare.
Per quanto riguarda il match, una Salernitana imbottita di seconde e terze linee, è scesa sul prato verde del Diego Armando Maradona con il fermo intento di resistere difensivamente ai prevedibili e continui assalti di un Napoli interessato a rimanere incollato alla fuggitiva Inter. Colantuono ha schierato i suoi uomini con un assetto tattico a fisarmonica, caratterizzato da un 4-5-1 che mutava repentinamente in 5-4-1.
Il giovane Vergani è stato dirottato sulla fascia destra, lasciando Bonazzoli unico riferimento offensivo. Nel primo tempo, Di Tacchio e compagni hanno sofferto la manovra avvolgente dei più forti rivali, sempre pronti a giocare senza palla e a tentare l’uno contro uno per creare superiorità numerica. Belec ha compiuto un paio di interventi provvidenziali, però i granata, pur stentando costantemente in fase di ripartenza, sono stati a lungo compatti, cedendo solo a causa di un’evitabile disattenzione difensiva sul gol di Juan Jesus e in seguito all’errore madornale dell’arbitro in pieno recupero.
Nel mezzo, subito il primo svantaggio, Colantuono ha disposto la squadra con il 3-5-2, affiancando Vergani a Bonazzoli e impiegando Kechrida nei panni di mezzala destra. Svolta tattica che ha dato i suoi frutti, con Obi bravo ad attaccare la fascia destra in un paio di circostanze, supportato dall’incursione di Kechrida che ha fornito un ottimo assist per la stoccata vincente di Bonazzoli.
Del rigore che ha facilitato il compito alla superiorità tecnica del Napoli abbiamo già parlato. Nel secondo tempo, i granata, ancora demoralizzati e privi di altre soluzioni da pescare in panchina, non hanno avuto la forza psicofisica e la qualità per restare in partita. Martens e compagni hanno chiuso in fretta il match, realizzando il terzo e quarto gol e limitandosi a rispettare un avversario in chiara difficoltà.
Sconfitta che non cambia i programmi del duo Iervolino-Sabatini, i quali sono attesi da giorni intensi sul fronte del calciomercato. Una necessaria rivoluzione tecnica è alle porte, i profili calcistici funzionali alla causa salvezza sono stati già individuati. Qualità tecnica, freschezza atletica, personalità, versatilità e sagacia tattica, dinamismo e temperamento saranno i punti cardinali di riferimento del nuovo viaggio granata lungo diciassette partite.
Obiettivo minimo trentasei punti. Bisognerà vincere almeno otto partite. Per concretizzare un simile progetto non saranno sufficienti interpreti ordinari. Il primo esame, fondamentale per immagazzinare entusiasmo e autostima, dista quattordici giorni, con lo Spezia che sarà di scena all’Arechi il 6 febbraio. Sarà tutto diverso, più coinvolgente e interessante. Una scommessa difficile da vincere, ma anche stimolante e vissuta nella consapevolezza che oltre l’epilogo di questo campionato, qualunque esso sia, emergerà sempre un’era calcistica finalmente diversa.
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