Editoriale

L’ ‘umanista’ Sabatini ha abolito le mezze misure. Finalmente il calcio rivive a Salerno

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Uno scenario incredibilmente stimolante, al punto da far quasi dimenticare che quella da portare a termine positivamente è un’impresa a dir poco proibitiva. Il primo, grande merito della coppia Iervolino-Sabatini risiede, pertanto, nella capacità immediata di trasformare una realtà da incubo in una sorta di colorato festival dei sogni calcistici.

Sono già arrivati diversi calciatori dalle indubbie qualità, altri ancora giungeranno a Salerno nelle prossime ore, provenienti da campionati mai dragati dalla precedente gestione. Brasile, Norvegia, Inghilterra, Argentina, ma anche elementi collaudati del calcio italiano.

L’estenuante liturgia dell’attesa improduttiva, officiata dall’ex direttore sportivo Fabiani e dal duo Lotito-Mezzaroma, caratterizzata da trattative estemporanee, abbozzate e poi accantonate a causa di leggeri scollamenti economici, ha smesso di angustiare la passione illimitata del popolo granata.
Non si fa in tempo, adesso, a metabolizzare la piacevole sorpresa procurata dall’avvento di un profilo calcistico di elevato spessore da inserire in organico che, voltandoti verso l’uscio dello spogliatoio, già vedi materializzarsi la sagoma di altri interpreti del pallone accompagnati da ottime credenziali e trascorsi significativi.

Sabatini conosce il calcio, disciplina che lo vede da anni estroso protagonista anche grazie alla acuita sensibilità dell’appassionato ‘umanista’ che ama nutrirsi di letteratura, filosofia ed arte. Un onnivoro della sfera a losanghe, instancabilmente irrequieto nella sua ricerca planetaria di talenti da regalare alla vasta platea di appassionati nostrani. Egli sa come muoversi, riesce a carpire con largo anticipo le potenzialità di un astro nascente.

Con il suo competente entusiasmo, il neo responsabile del settore tecnico della Salernitana, impiega poco tempo a convincere la proprietà di turno sulla convenienza a realizzare un investimento che non tarderà, in divenire, a produrre copiosi frutti, sia in termini di risultati sul campo, sia nell’introitare ricavi da una valorizzazione che terminerà la sua ascesa con l’approdo in un grande club.

Difficile, dunque, su queste basi operative, non rapire subitaneamente i cuori, le menti e gli occhi di una tifoseria resa famelica di emozioni da una precarietà programmatica, lunga due lustri, che non è mai venuta meno nella pianificazione tecnica. Neppure quando la squadra, storia della scorsa stagione, è riuscita ad approdare in massima serie beffando pronostici e convinzioni di addetti ai lavori, i quali al massimo assegnavano un onesto centroclassifica alla truppa guidata da Fabrizio Castori.

Il calcio è uno sport in cui l’abilità tecnica dei protagonisti rappresenta il parametro da monitorare con maggiore attenzione. Però è altrettanto vero che un calciatore riesce a fare la differenza sul prato verde quando, oltre a saper trattare la sfera di cuoio, eccelle anche sul terreno della lettura tattica, del temperamento, del dinamismo, della continuità mentale e del carisma.

L’era delle mezze misure sembra ormai finalmente conclusa. Difficilmente vedremo approdare in città un portiere abile tra i pali ma deficitario nelle uscite e nel trattare la palla coi piedi. Altamente improbabile che una coppia di centrali difensivi sarà costituita da due stopper prestanti ma anche scarsamente rapidi e veloci. Oppure che giunga a Salerno un metodista di centrocampo abile a catturare palloni ma latitante sul piano della distribuzione del gioco. Così come anacronistico e improduttivo sarà il puntare su un centravanti abile nel gioco aereo ma in sovente difficoltà quando è impegnato a fraseggiare con il partner di reparto ed i colleghi centrocampisti.

Si vince, al netto di eccezioni secolari baciate dalla sorte, con un team fondato su calciatori completi, le cui molteplici doti garantiscano versatilità tattica, imprevedibilità e una vasta gamma di copioni strategici.
Walter Sabatini, perfettamente consapevole dell’importanza di questo assunto di base, modella le sue creature calcistiche restando fedele alle convinzioni maturate nel corso di tanti anni di campo.

La classifica della Salernitana resta precaria, somiglia ad un Everest maledettamente difficile da scalare, ed è bene che tutte le componenti ruotanti attorno all’universo granata approccino il finale di stagione accompagnati da questa dura consapevolezza.

Intanto, in attesa di concludere positivamente una missione a dir poco complicata, è giusto che la tifoseria, dopo tanto penare, goda ogni singolo istante del neonato ed ambizioso percorso intrapreso dal patron Danilo Iervolino. La Salernitana, finalmente, è diventata un progetto affascinante e lungimirante. Il calcio autentico, quello che anima le discussioni dei tifosi sul pallone che rotola sul manto erboso, ha ripreso a dimorare nella nostra città. E questo, francamente, rappresentava l’obiettivo principale auspicato dai seguaci dell’ippocampo. Buon divertimento a tutti.

Maurizio Iuliano

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