Editoriale

Non solo Agostino Di Bartolomei: cosa hanno in comune le piazze della Roma e della Salernitana

Tempo di lettura: 3 minuti

di Gianluca Vicinanza

“Guidaci ancora, Ago!”. Agostino il capitano. Ago-gol. Il campione scomparso tragicamente nel 1994 avrebbe compiuto oggi, 8 aprile 2022, 67 anni. Un uomo, prima ancora che un calciatore, che ancora viene ricordato e rimpianto in due piazze in cui ha lasciato il segno, come quella romana (sponda giallorossa) e quella salernitana.

Agostino Di Bartolomei, l’eroe indimenticato dei due “mondi”, insomma.

Ma in realtà, la sponda giallorossa del Tevere e quella salernitana non hanno in comune solo i trascorsi calcistici di Agostino Di Bartolomei. Guardando in maniera distaccata, con gli occhi del giornalista che ha visto da vicino entrambe le realtà, sono infatti diversi i punti di incontro che emergono tra la tifoseria della Roma e quella della Salernitana.

Innanzitutto sono due tifoserie calde: salernitani e romanisti sono accomunati dalla stessa straordinaria passione e dallo stesso attaccamento per la propria maglia e i propri colori. Un eccezionale entusiasmo che si tramuta in un sostegno costante per tutta la durata della partita, sia in casa che fuori, sia in trasferte vicine – con spostamenti in massa – che in quelle più complicate.

Due tifoserie che non abbandonano mai la loro squadra, anche nei momenti di difficoltà.

Basti vedere ogni singola partita della Salernitana, sia in A che in B e in terza serie: il trasporto che c’è per la Bersagliera è un qualcosa di davvero commovente. E in questo i tifosi giallorossi sono identici: anche in questi ultimi dieci (e più) anni di “zero tituli” i supporters hanno ingoiato tanto fango ma non si sono mai tirati indietro nel far mancare il loro amore.

Come è accaduto anche quest’anno, durante una stagione in cui i risultati sono stati incredibilmente inferiori alle aspettative create dall’arrivo di Mourinho prima e da una campagna acquisti piuttosto dispendiosa poi. Ad esempio, malgrado lo 0-3 inflitto dall’Inter all’Olimpico, gli ultras giallorossi hanno supportato la squadra fino all’ultimo minuto. Così come – malgrado un attuale “magro” quarto posto, forte è stata la risposta del pubblico romano alla prevendita dei prossimi incontri casalinghi della Roma: contro la Salernitana ci saranno più di 40mila spettatori.

Ma la piazza romanista e quella granata hanno in comune anche un altro aspetto che in determinate circostanze può rivelarsi paradossalmente penalizzante per la serenità del gruppo squadra: l’essere un ambiente che vive una certa instabilità emotiva, passando repentinamente dalla troppa esaltazione all’eccessiva depressione.

Un ambiente in cui non esistono mezze misure e che ci mette poco a considerare lo stesso giocatore (ma anche un allenatore o un dirigente) da “campione” a “brocco” nel giro di poche sconfitte. Attenzione, in questo caso, quando si parla di ambiente non ci si riferisce alla sola tifoseria, ma anche ad altre sue componenti, come per esempio gli stessi canali di informazione (radio, tv, stampa online e social network): questi ultimi infatti molto spesso si trasformano in cassa di risonanza di un forte sentimento istintivo, “di pancia”, che però rischia a volte di travolgere tutto e tutti. Questo eccesso di passione e partecipazione emotiva in determinate circostanze può diventare un boomerang in negativo, specie se la squadra tutta non ha la giusta forza caratteriale e l’adeguato distacco per scrollarsi di dosso l’eventuale pressione dell’ambiente esterno ad essa.

In passato l’ex presidente granata Lotito ha attaccato la sua stessa tifoseria sostenendo che la Salernitana è riuscita a salire in A anche grazie alla mancanza del pubblico sugli spalti durante la pandemia. Ed invece i tifosi granata hanno risposto coi fatti alle parole fuori luogo dell’ex patron, dimostrando un attaccamento commovente alla maglia, un sostegno incessante ed anche nei momenti più difficili, come in alcune umilianti sconfitte. Malgrado le difficoltà di questa stagione l’apporto della tifoseria si è sempre dimostrato un supporto anche psicologico positivo nei confronti di tecnico e calciatori.

E questa è stata l’ennesima dimostrazione che il calcio senza la passione dei tifosi sarebbe solo business. Per cui, vivaddio che ancora esistono tifoserie come quelle della Roma e della Salernitana. Le quali non devono per forza sentirsi gemellate, ma almeno essere consapevoli delle loro similitudini, nel bene e nel male.

Redazione

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