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Sipari e speranze vive prevalgono nella trentatreesima giornata, nel bel mezzo delle feste, dai piani alti fino ai bassi.

Si lotta, come giusto che sia per ogni obiettivo, salutando tra le lacrime o esultando con le rispettive curve.

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L’Inter batte lo Spezia al “Picco” (Repubblica.it)

Ritmo imposto al “Picco”, perché Brozovic e Martinez suonano la melodia giusta.

Sulla strada per lo scudetto, ci prova un super gol di Maggiore, che però non basta a frenare il punto esclamativo di Sanchez.

Soli 11 minuti e Leao ridà voce a San Siro, con una vittoria messa in ghiaccio da Messias.

Il Milan è vivo e non ha paura, in attesa di un derby in versione Coppa Italia.

Scatto salvezza che rompe la striscia negativa, perché Deiola è un respiro puro per i rossoblù.

A Est va in scena una show, uno spot per il calcio di cui abbiamo bisogno, con un poker finale tutto bianconero.

Deloufeu brilla come non mai, il pubblico lo esalta e mostra fierezza, per una squadra che da anni distribuisce i propri concetti.

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La Salernitana esulta a Genova contro la Samp (Repubblica.it)

Nell’aria qualcosa, perché dopo la sfida all’Olimpico era obbligatorio ruggire.

In trasferta sulle ali di un entusiasmo granata, con Fazio ed Ederson a ribadire il non mollare mai.

Caputo spaventa e fa pensare al peggio, respinto da una corazzata targata Davide Nicola.

La prossima è un’altra sfida, da dentro o fuori, per continuare a realizzare ciò che sembrava impossibile.

Di misura al “Franchi”, con il solito Torreira nei panni di leader e trascinatore.

Sono 3 i punti che la viola tinge d’oro, per una rincorsa all’Europa con grande merito.

Troppo smarrita, con cerotti di vario tipo che però non rappresentano alibi, per una Vecchia Signora che ha bisogno di magia.

Si lotta ma non basta, poca precisione punita da un Bologna voglioso di dimostrare, di non essere la solita comparsa.

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Vlahovic tiene vive le speranze Champions (Sportmediaset.it)

La reazione che tiene vive e protegge il quarto posto, grazie al ruggito di un Dusan Vlahovic affamato.

Pellegri lascia una firma importante nella storia granata, rovinata da quella dorata di un Re.

Il solito Immobile che ama governare, con la veste biancoceleste che lo ha reso uno dei più grandi.

Napoli che aggredisce e passa in vantaggio, dagli 11 metri con un simbolo agli sgoccioli di un’avventura.

Nell’aria qualche spettro di paura, segnali di un cedimento improvviso, che risponde al nome di: “El Shaarawy”.

Addio sogni tricolori, tra le lacrime di Insigne che testimoniano la fine sportiva.

Chiudo con applausi veri, per una squadra che è stata in grado di imporsi, segnando e divertendo gli appassionati.

Ceccherini ed un’autorete, un chiaro messaggio consegnato alla Dea.

Non basta la prima gioia di Scalvini, perché l’Atalanta saluta con amarezza, quel treno chiamato Champions League.

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